Al Catania Jazz, l’ennese Emanuele Primavera presenta “Above the below”, suo secondo album

A cinque anni da “Replace”, è uscito il 20 settembre il secondo album formato dal batterista ennese realizzato in quintetto con alcuni dei migliori musicisti della nuova scena jazz italiana: i messinesi Nicola Caminiti all’alto sax e Alessandro Presti alla tromba, il catanese Carmelo Venuto al contrabbasso e il pianista fiorentino Alessandro Lanzoni: «Le composizioni sono state pensate per loro, fra di noi c’è una intesa perfetta». Primo live ufficiale il 23 settembre in chiusura della Catania Jazz Marathon. “La musica di Emanuele Primavera è densa e spessa come la sovrapposizione dei suoni e l’intreccio delle voci che dialogano senza mai ferirsi reciprocamente. “Above the below” è un lavoro democratico dove i grumi delle idee mai si sommano ai luoghi dello spazio e del silenzio”. Così riporta Gianni Nicola Caracoglia per SicilyMag.

Francesco Martinelli scrive su allaboutjazz:
Fin dalle prime note di “Walk Away”, il brano di apertura di questo album, si percepisce una speciale sensazione di compostezza, peso, equilibrio e narrazione intensa, un segno di grande musica. Questi giovani musicisti hanno qualcosa da dire e sanno come pronunciare il loro pezzo.
Come compositore Emanuele Primavera combina l’invenzione melodica con l’apertura armonica, lasciando un campo aperto ai contributi ispirati degli altri membri del quintetto, tutti siciliani a parte il pianista fiorentino Alessandro Lanzoni, una personalità emergente nella forte tradizione dei pianisti jazz italiani. Focolaio di musica e cultura italiana e mediterranea, la Sicilia è sottorappresentata a livello internazionale nel jazz, ma musicisti come Nicola Caminiti la stanno cambiando. Ha suonato “My Favorite Things” come soprano durante una jam al Messina Sea Jazz Festival e da allora il suo sviluppo è stato costante; ha un sacco di talento ma ha anche lavorato duramente e ha studiato a New York per portarlo avanti. Il trombettista Alessandro Presti è molto richiesto in questi giorni, e la qualità lirica, secca e cupa delle sue linee spiega perché. Anche Alessandro Lanzoni è emerso da ragazzino, ma lasciarlo maturare al di fuori del terribile sistema dell ‘”enfant prodige” è stata una scelta saggia. È spesso incaricato di stabilire l’atmosfera di apertura e le sue risposte appropriate, inventive e talvolta divertenti alle invenzioni dei solisti sono una gioia. Traccia dopo traccia, la musica si sviluppa senza intoppi, alternando improvvisazioni aperte con arrangiamenti sciolti, piccoli episodi di breakout con scambi, allungando la struttura ma mantenendo un senso dell’orientamento e uno slancio. Tutti i musicisti sono notevolmente in sintonia con il progetto, quindi c’è un’unità di intenti, una coesione nella musica che spesso trascende le singole voci. Il ritmo più lento del lugubre “Sea Lament”, con i suoi unisoni e armonizzazioni tra fiati e pianoforte, crea un netto contrasto con il successivo “Impro Entropya” che mostra il lato più avventuroso della band; Carmelo Venuto al contrabbasso brilla su entrambi i brani, nel primo con un ruolo di supporto e collegamento, nel secondo come voce solista accanto ai fiati, combinando entrambi in un assolo completamente formato su “Finding Clarity in Discomfort”. Come sempre Primavera siede dietro la batteria spingendo, commentando, dirigendo e sembrando godersi appieno i risultati. Nei suoi titoli usa anche le parole abilmente come le sue bacchette. “Trovare chiarezza nel disagio” è un promemoria del bisogno spesso citato di lasciare la “zona di comfort”. “Sea Lament” e “Diary of Waiting” risuonano sull’atmosfera del 2020. “Black Dagoes” – beh, Louis Prima, proveniente da Salaparuta (Palermo), come il trombettista di New Orleans Nick LaRocca, una volta fu tenuto fuori da una sessione di registrazione a New York perché l’occasione non era integrata, solo musicisti bianchi. In tempi di questioni razziali e migratorie vale la pena ricordare che gli italiani non erano sempre considerati “bianchi”, qualunque cosa ciò potesse significare.

Giuseppe Attardi su sicilianpost dal titolo “Da Genovese a Primavera: la sicilian jazz explosion coinvolge tutta l’Isola” specifica: Emanuele Primavera: «Questo è un progetto, non una jam. Prima è stata un’amicizia condivisa, poi è nato un quartetto che adesso si è allargato. Un progetto frutto di anni di ricerca stilistica».
Al Catania Jazz Primavera darà una anteprima del potente secondo album Above the Below, uscito il 20 settembre per Abeat, insieme con quintetto che, per quattro quinti, è una qualificata rappresentanza del jazz isolano, comprendendo, oltre al batterista ennese, il catanese Carmelo Venuto, contrabbasso, il messinese Alessandro Presti, tromba, e il sassofonista Nicola Caminiti, messinese ma da tempo di stanza a New York. Completa la formazione il pianista fiorentino Alessandro Lanzoni, qualche anno fa eletto “miglior nuovo talento” al Top Jazz. «È una rarità vederci assieme», ride Emanuele Primavera. Che tiene a sottolineare che «questo è un progetto, non una jam. Prima è stata un’amicizia condivisa, poi è nato un quartetto che adesso si è allargato. Un progetto frutto di anni di ricerca stilistica». L’album Above the Below, introdotto dalle autorevoli note di Paolo Fresu, è un magma sonoro brillante e carico di energia, che si muove tra scatti, esplosioni, rallentamenti, alle radici del jazz, fra bebop e cool, con gli strumenti in continuo dialogo tra loro, senza mai sovrapporsi o scontrarsi. Dialogando con i suoi compagni di viaggio, Emanuele Primavera riesce a trovare insoliti equilibri tra melodia e ritmo. «Forse perché penso più da batterista che da leader», si schermisce. Il gruppo, insomma, prevale sui singoli. Above the Below si ascolta tutto d’un fiato, senza pause né cali di tensione. Fra i nove brani, segnalo Sea lament, dove lo struggente lamento del mare diventa un urlo straziante per «le vittime dell’immigrazione», spiega l’autore. «Il brano mi è stato ispirato dalla visione di Fuocoammare, il film di Gianfranco Rosi, ma è un tema che sento molto». E poi E. T. N. A. (Energy Ticks Need Aching), travolgente, dirompente, pirotecnica chiusura del disco. «Nella mia casa a Enna le finestre sono orientate verso l’Etna. Il titolo è sì un omaggio al vulcano, ma è anche un gioco di parole per dire che l’arte spesso arriva da atti dolorosi». L’album continua la serie positiva cominciata dai lavori discografici di Dino Rubino, Francesco Guaiana, Angelo Di Leonforte. «Io appartengo alla generazione degli anni Ottanta, ed è stato difficile emergere schiacciati dai grandi nomi». Oggi che questo peso non c’è più, le nuove leve non sono costrette a farsi notare sperimentando, ma possono rileggere il mainstream con uno spirito nuovo, moderno. Come nel caso dei musicisti citati. Una rinascita, quella del jazz, sostenuta anche dal pubblico.

Mercoledì 23 Settembre – Ciminiere Catania
EMANUELE PRIMAVERA QUINTET
Emanuele Primavera (batteria); Alessandro Lanzoni (pianoforte); Carmelo Venuto (contrabbasso); Alessandro Presti (tromba); Nicola Caminiti (sax alto).

www.emanueleprimavera.com
https://open.spotify.com/album/3EZJJsyywOq54WJFpBBJIJ
https://music.apple.com/us/album/walk-away-single/1520293791

link traccia di apertura “Walk Away”

Elenco della pista: Andarsene; Anace; Sea Lament; Impro Entropya; Trovare chiarezza nel disagio; Black Dagoes; Diario dell’attesa; Thea; ETNA (Energy Ticks Need Aching)
Informazioni sull’album: Titolo: Above the Below | Anno di pubblicazione: 2020 | Etichetta discografica: Abeat Records