Facciamo una premessa.
Il d.lgs. n. 207 del 28/03/1996 ha istituito un fondo (art.1) da utilizzare come indennizzo a favore di tutti quegli esercenti attività commerciali che, avendo compiuto i 62 anni di età, cessano in maniera definitiva la loro attività, consegnando la licenza, chiudendo la partita iva e cancellandosi dalla camera di commercio.
Il successivo art. 5 di detto decreto obbliga tutti i commercianti iscritti all’inps al pagamento di contributi maggiorati di una aliquota dello 0,09% , di cui lo 0,07% da utilizzare per il finanziamento del fondo di cui all’art.1.
Orbene, per l’attuale crisi economica causata dalla pandemia in atto, un commerciante ha pensato di utilizzare tale opportunità per chiudere i battenti della sua storica attività iniziata nel lontano 1984.
La sorpresa è stupefacente. L’inps, con una sua nota, nel comunicare che la domanda di indennizzo è stata accolta, avendone i requisiti, comunica che purtroppo non può liquidare quanto spettante, in quanto manca la copertura finanziaria.
Pertanto, il lavoratore autonomo, ad oggi si trova con l’attività chiusa e senza indennizzo e senza reddito !!!!!
Per chiarezza, l’art. 1 c. 284 della legge n. 145 del 30/12/2018 prevede che l’indennizzo di cui sopra può essere liquidato in presenza di un equilibrio finanziario tra contributi e prestazioni. A qusto punto ci chiediamo e rivolgiamo tale domanda ai nostri politici e al legislatore: chi deve verificare gli equilibri finanziari? Il cittadino? E se ha l’obbligo di verifica, quali sono gli strumenti messi a disposizione del cittadino per fare questa verifica preventiva?
E’ chiaro che è tutta una presa in giro o chi fa le leggi ragiona con i piedi.
Avremmo potuto capire e comprendere che se il tutto è legato agli equilibri finanziari tra contributi e prestazioni, il legislatore avrebbe dovuto anche modificare la legge del 1996, prevedendo una richiesta di indennizzo preventiva e solo in caso di accoglimento della stessa, e per liquidare lo stesso indennizzo, il commerciante avrebbe dovuto cessare in modo definitivo la sua attività.
Non scordiamoci che questo è il paese degli esodati, di coloro che in una notte si trovarono da aventi diritto alla pensione a senza lavoro e senza reddito, seppure vi furono le lacrime (di coccodrillo?) del Ministro dell’epoca che tanto danno ha causato ai pensionati e pensionandi italiani.
Siamo veramente alle comiche: è come se i lavoratori dipendenti che nei loro contributi pagano una aliquota per cassa integrazione e/o disoccupazione, domani arriva l’INPS e dice che non può liquidare le prestazioni perché manca l’equilibrio finanziario tra contributi e prestazioni.
Dr. Carlo Garofalo coordinatore comitati cittadini ennesi
Totò Puglisi responsabile reti di impresa