Francesco Iudica Direttore Generale Asp su ex CISS e attività sanitaria No Covid. I dati della Chirurgia

Francesco Iudica Direttore Generale Asp su ex CISS e attività sanitaria No Covid. I dati della Chirurgia
Nell’auspicare che la vicenda dell’ex CISS possa, io credo debba, costituire un tema unitario e condiviso, per dare più forza al progetto, finalmente in arrivo per impegno del Governo regionale, di farne punto di riferimento di buona sanità e di attrattività almeno regionale, desidero dissipare ogni dubbio sul presunto abbandono al proprio destino, di cui comincerebbero a vedersi i primi effetti, di chi nella provincia di Enna non è ammalato di COVID.

Non un ammalato oncologico, cardiologico o di qualunque altra patologia è stato respinto dall’Umberto I o dai suoi operatori.

Tutti i reparti hanno continuato a funzionare, dimostrando la bontà della scelta dell’Ospedale misto che, grazie a percorsi perfettamente separati, consente di garantire con sicurezza, a tutti gli ammalati, nessuno escluso, le cure di cui hanno diritto.

Non si è perduta, solo per fare un esempio, una sola seduta di sala operatoria: a fronte di 433 sedute di settembre, ad ottobre sono state aperte 459 sedute. Nella prima decade di novembre, 169, dunque, con un trend crescente anche rispetto al tempo in cui non eravamo nel mare in tempesta di queste settimane. E questo, nonostante il COVID e per l’impegno di medici, infermieri, operatori sanitari ed amministrativi che stanno moltiplicando per cento il loro sforzo, dandoci una lezione di serietà e di impegno silenzioso.

Non lo dico per rivendicare con orgoglio una scelta strategica, ma per dare atto a quanti, negli ospedali, onorano la propria missione di buon samaritano, generosi, solidali a servizio di chi soffre, qualunque sia la loro malattia, non diminuendo in nulla la nostra offerta sanitaria, l’unica cosa che, se si guarda, si può constatare in modo inconfutabile.

Ma soprattutto per rassicurare chi, nella debolezza della propria condizione di ammalato, deve sapere che anche oggi, in tempo di COVID, può continuare a trovare risposta all’appello di cura, e di non temere di non poter ad avere risposte, anche più di prima.