Il Ddl Trentacoste – Status di minoranza linguistica alle comunità galloitaliche di Sicilia!

“Vediamo nei dialetti un giusto mezzo per mantenere la nostra vita al riparo della civiltà di massa, nell’ambito dei nostri affetti, come riserva di sentimenti e di pensiero autonomo” Giacomo Devoto Eolo commentava con queste parole un’intervista svolta dalla Rai a Nicosia e Sperlinga nel 1969 all’interno del documentario “L’Italia dei dialetti. Tanti dialetti una sola lingua”, dove veniva messa in rilievo la peculiarità dei dialetti galloitalici di Sicilia. Erano i tempi in cui cominciava a sentirsi l’esigenza della difesa dei dialetti sopraffatti dall’avanzare della società di massa e dall’italiano imperante e relegati rispetto a questo ad un ruolo ancillare. Oggi che la loro disgregazione è divenuta più evidente, che il loro ruolo è stato confinato al dialogo famigliare e amicale, si sente più vivo il bisogno del loro recupero, della loro letteratura, della loro memoria, per ritrovare in essi la radice della propria cultura, perché alla lingua è legata non solo la cultura con la C maiuscola ma anche quella materiale ed immateriale. É difficile comprendere nel suo complesso la storia dei nostri paesi senza avere almeno una competenza passiva del dialetto e, nel nostro caso, di avere anche accesso alle sue stratificazioni. La guida nicosiana del documentario parla di trilinguismo, facendo notare al giornalista come ognuna delle persone intervistata, a prescindere dal ceto o dalla cultura, sia in grado di passare, in modo naturale nello stesso discorso, dalla forma vernacolare del galloitalico a quella sicilianizzata e a quella italianizzata. Questa è stata la condizione dei galloitalici di Sicilia, costretti a sviluppare un linguaggio che li rendesse comprensibili ai siciliani con cui confinavano, i primi ad avere abbracciato l’italiano che riescono, tra l’altro, a parlare senza il tipico accento meridionale.
Un ruolo importantissimo, direi sine qua non, nell’operazione di recupero e valorizzazione dei galloitalici l’ha svolta l’Università di Catania con i professori Giorgio Piccito, Giovanni Tropea e in ultimo Salvatore C. Trovato, l’Università di Palermo e il Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani di Palermo che ha promosso la pubblicazione di pregevoli saggi e dei dizionari dei paesi galloitalici, ultimo in ordine di tempo quello di Nicosia e Sperlinga curato dal Prof. Salvatore C. Trovato e da Salvatore Menza.

É una necessaria breve premessa alla comprensione della novità di questi giorni: la deposizione al Senato del Disegno di Legge, di iniziativa del sen. Fabrizio Trentacoste, per la modifica dell’art. 2, della L. 48/1999, “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, modifica che tende ad includere nell’elenco delle popolazioni, di cui tutelare la lingua e la cultura, le comunità galloitaliche di Sicilia.
All’onorevole Trentacoste va il merito di avere accolto i desiderata degli studenti dell’I. S. Fratelli Testa di Nicosia che, nel 2018, partecipando al programma delle “Giornate di Formazione a Montecitorio” si erano classificati al primo posto con la proposta di modifica della legge 482/1999, tendente, appunto, al riconoscimento dello status di minoranze linguistiche alle comunità galloitaliche di Sicilia. I ragazzi nell’aprile del 2019 a Roma erano stati accompagnati dallo stesso Trentacoste in visita al Palazzo Madama e in quella occasione al senatore era stato consegnato anche il protocollo d’intesa tra i sindaci dei comuni di Aidone, Nicosia, Piazza Armerina e Sperlinga che avevano costituito un partenariato tra i Comuni galloitalici della provincia di Enna per chiedere la modifica della legge 482.
Nelle more di vederla discussa e approvata vorrei esporre qualche mia considerazione personale supportata da tanti anni di esperienza come insegnante che, nei vari ordini di scuola, ha cercato faticosamente di far entrare, non dico l’insegnamento, ma almeno un approccio serio alla conoscenza della propria matrice galloitalica. Era la stessa conclusione a cui sono arrivata quando, a più riprese, la Regione Sicilia ha tentato di introdurre nelle scuole l’insegnamento della cultura, la storia, la lingua siciliana (a partire dalla la L.R. 9/2011) .
Il problema di fondo è la mancanza (mancanza non carenza, perché siamo al livello di mosche bianche) di docenti in grado di intraprendere un insegnamento sistematico; non ci si può accontentare di brandelli di ore strappate ai curricula ordinari, dell’azione trainante di pochissimi docenti che hanno partecipato a brevi corsi di formazione, di manifestazioni teatrali o conferenze. Bisogna motivare gli insegnanti in carriera e i giovani universitari, nei loro percorsi di studio che li condurranno all’insegnamento delle materie umanistiche, a intraprendere studi di linguistica, storia, letteratura siciliana e, nel nostro caso, si aggiungano quelli del galloitalico che nulla ha da invidiare al siciliano per complessità.
Tornando al testo del Ddl di Trentacoste, fermo restando il ruolo delle istituzioni scolastiche, delineato nell’articolo 2, ci sono altri soggetti a cui deve essere assegnato un ruolo primario già in sede legislativa: le Università (oltre a Catania e Palermo non dimentichiamo che molti comuni rientrano nella provincia di Messina), i Comuni, che in associazione tra loro, devono svolgere un ruolo primario nel coordinamento e nella promozione, le varie realtà associative territoriali di promozione culturale e turistica. La presenza dell’Università è indispensabile, oltre che nella ricerca tout court, nella preparazione dei docenti e nella produzione di testi. In questa proposta di legge il ruolo dell’università resta in ombra e, soprattutto per il galloitalico, questo non può funzionare. L’Università ha il merito di avere dato ai nostri parlanti la coscienza della loro particolare identità, la restituzione di autori che altrimenti sarebbero rimasti negletti e misconosciuti. Mi si permetta di ricordare l’orgoglio con cui contadini, pastori, massaie aidonesi raccontavano di essere stati oggetti di studio di professori che venivano da molto lontano, come il grande Gerhard Rohlfs, e dei Professori Piccito e Tropea diventati in Aidone figure conosciute ed amate. Permisero loro di prendere coscienza di essere detentori di una ricchezza culturale, che si celava proprio in quel dialetto che fino a quel momento avevano visto solo come un handicap, di riscoprire quei poeti, Consoli e Cordova, che avevano amato e di cui si trasmettevano brandelli di poesie solo attraverso l’oralità.
Questo scatto di orgoglio deve oggi accompagnare tutte le nostre comunità galloitaliche, non solo quelle della provincia di Enna che hanno sottoscritto il protocollo, per supportare l’azione del senatore Trentacoste e quella benemerita dell’Istituto scolastico di Nicosia. É necessario remare tutti insieme affinché si compia in questa legislatura e non solo per il milione di euro che all’articolo 3 viene previsto per coprire gli oneri derivanti dall’attuazione della legge medesima. L’augurio per noi tutti è quello di riprenderci in mano il nostro destino e fare delle nostre zone interne fucine culturali e poli di attrazione.

Franca Ciantia

news di riferimento:
Status di minoranza linguistica storica per il Galloitalico di Sicilia. Convegno a Sperlinga

vedi pure:
Video – guida su Aidone Morgantina (galloitalico)
Il dialetto galloitalico
Dialetto galloitalico – Aidone