Polizia di Stato Enna: nel 2020 denunciati 41 atti persecutori, 53 maltrattamenti contro familiari e conviventi e 12 violenze sessuali

La Polizia di Stato di Enna, con le sue articolazioni specialistiche, è sempre di più impegnata e attenta al triste fenomeno dei reati di violenza di genere.

Seppur la continua, necessaria e doverosa attività di prevenzione e di contrasto ha portato a notevoli risultati, anche con i numerosi strumenti di tutela posti a disposizione dal sistema normativo, permangono sacche di marginalità, fattori culturali e altre cause che portano a considerare la donna come un “oggetto di proprietà”.

Le Forze di Polizia si sono attrezzate con luoghi idonei dove accogliere le vittime e hanno aggiornato i moduli operativi e di primo contatto. Di estrema importanza l’intera rete di protezione, d’intesa con i Centri Antiviolenza, realtà oramai consolidata a livello nazionale. Tutte componenti queste che offrono un fondamentale sostegno in un momento particolarmente delicato.

In provincia di Enna, nel periodo gennaio-settembre 2019, sono stati registrati 1 omicidio per motivi familiari/affettivi con vittima una donna e 1 omicidio di donna vittima di partner/ex partner. Nessun analogo delitto è stato registrato nell’anno in corso.

Sempre in questa provincia, nel periodo gennaio-settembre 2019, sono stati denunciati 50 atti persecutori, 59 maltrattamenti contro familiari e conviventi e 7 violenze sessuali. Nello stesso periodo del 2020, sono stati denunciati 41 atti persecutori, 53 maltrattamenti contro familiari e conviventi e 12 violenze sessuali.

A fronte di tali dati statistici, che seppur tendenzialmente e per larga parte denotano un trend decrescente, risulta sempre di più necessario un ulteriore sforzo da parte di tutti gli attori per sradicare definitivamente la violenza di genere.

Per la parte di competenza, la Polizia di Stato di Enna continuerà a servire la collettività con il massimo impegno, specialmente in questo delicato settore. L’invito è di segnalare/denunciare sempre ogni atto o atteggiamento che metta o potenzialmente possa mettere in pericolo la donna, segnalazioni che possono essere effettuate, oltre alle realtà locali, ai seguenti numeri:112 (Numero Unico Europeo); 1522 (Rete Nazionale Antiviolenza); 800901010 (Servizio di Prevenzione e Contrasto delle Discriminazioni); 800300558 (Numero Verde contro le Mutilazioni dei Genitali Femminili); 800290290 (Numero Verde Anti Tratta).


“La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale. E’ una tematica complessa che rimanda ad un impegno corale. Gli esperti parlano di approccio olistico, capace di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle Istituzioni, alla scuola, alla famiglia”. Con queste parole del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli, si apre la pubblicazione realizzata dalla Direzione centrale della polizia criminale in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre.

L’obiettivo è quella di fornire un’analisi specifica dei dati disponibili provenienti da tutte le forze di polizia perché “ogni strategia complessa, che risente peraltro di retaggi culturali completamente superati, di stereotipi e pregiudizi, deve fondarsi su di un’approfondita conoscenza delle problematiche, basata su di un solido patrimonio informativo”, sottolinea Vittorio Rizzi, alla guida della Direzione centrale della polizia criminale che ha preparato la pubblicazione.

I dati sono anzitutto quelli relativi ad un primo bilancio ad un anno dall’entrata in vigore, avvenuta il 9 agosto 2019, del cosiddetto “Codice Rosso”, legge 19 luglio 2019, n.69, che ha introdotto nuovi reati e ha perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

Dei quattro delitti di nuova introduzione, quello che ha fatto registrare più trasgressioni (1.741 dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020), spesso sfociate in condotte violente nei confronti delle vittime, è la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare (art. 282-bis cpp) o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (282-ter cpp) o la misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare (ar. 384-bis cpp). Le regioni dove si sono registrate più violazioni sono la Sicilia, il Lazio ed il Piemonte.

11 reati in un anno relativi al delitto di costrizione o induzione al matrimonio (art. 558-bis cp), altra figura introdotta dalla legge 69/2019 e volta a contrastare il fenomeno dei cosiddetti matrimoni forzati e delle spose bambine: il 36% delle vittime è risultato minorenne.

Il reato di deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso di nuova introduzione (art. 583-quinquies cp) prevede l’ergastolo se dal fatto consegua un omicidio. Dei 56 casi denunciati, il 76% hanno riguardato vittime di sesso maschile e gli autori sono al 92% uomini: segno che tali fattispecie si riferiscono ad ipotesi di reato prima inquadrate nel delitto di lesioni personali gravissime di cui all’art. 583, comma 2, n.4 (abrogato dalla l. 69/2019) e non riconducibili alle dinamiche uomo/donna.

Ultimo reato introdotto dalla l. 69/2019 è la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, cosiddetto revenge porn (art. 612-ter cp). Dei 718 reati denunciati, l’81% hanno riguardato vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane), episodi distribuiti nell’anno con un andamento altalenante e un picco nel mese di maggio con 86 fattispecie. La regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania.