Enna. USCA, medici in prima linea

La provincia di Enna, divisa in quattro distretti sanitari, ha altrettante USCA. Abbiamo intervistato alcuni medici del distretto ennese, che hanno chiarito alcuni aspetti poco noti.
Le USCA sono Unità Speciali di Continuità Assistenziale, attive dalle 8 alle 20 compresi i festivi, hanno lo specifico com pito di valutare, su segnalazione del medico di famiglia o del pediatra, i pazienti Covid positivi o sospetti, che sono a domicilio, nelle strutture territoriali, dimessi dal pronto soccorso o dal reparto. Le Equipe, adeguatamente forniti da dispositivi di protezione individuale, sono coordinate dal dott. Giuseppe Stella, che è già stato Direttore del Dipartimento di Prevenzione.

E’ sempre il medico del team USCA che decide, anche consultando i colleghi specialisti pneumologi, se il paziente ha la necessità di effettuare un tampone, in questo caso sarà eseguito immediatamente, oppure se necessità di ricovero, attivando il 118. Nate nell’aprile 2020 si muovono nell’ambito dell’emergenza pandemica. La prima USCA attiva in Sicilia è stata quella ennese e da allora non hanno avuto tregua. “Accorriamo e visitiamo, somministriamo la terapia e ci confrontiamo con il territorio”. La seconda ondata pandemica è stata assi più impattante della prima e i dottori intervistati hanno raccontato fatica e impegno quotidiano. “Siamo medici e corsisti di medicina generale, di età e esperienza diversa”. Lavorano con infermieri arruolati da uffici Asp e che non si risparmiano, con grande spirito di abnegazione e professionalità. “Abbiamo in questi mesi ricevuto migliaia di telefonate e assistito centinaia e centinaia di persone”. La fase più acuta è stata a ottobre. Il territorio ha registrato una decuplicazione dei casi e a Centuripe dopo le amministrative la situazione è esplosa. “Abbiamo contato 300 telefonate al giorno e i casi erano gravi, molti sono stati ospedalizzati e tantissimi curati a domicilio”. “Capitava di partire per un presunto paziente e ci ritrovavamo a dover controllare interi quartieri”. Oggi la situazione è meno grave, la curva pandemica di fatti si è attenuata, ma si teme una recrudescenza. “Veniamo monitorati periodicamente e solo un caso di positività si è avuto fino a ora”. “Abbiamo incontrato sospettosi e negazionisti, ma ogni dubbio cade a contatto con la malattia propria e altrui. C’è stato un mutamento emotivo fra la gente. L’isolamento e le incertezze hanno devastato il morale della popolazione”.
Verranno attivate le USCA nella campagna vaccinale? Quale destino le attende? Verranno integrate nella medicina di prossimità? Nell’attesa di avere risposte ringraziamo i dottori: Chiara Parlato, Mattia Randazzo, Mario Di Benedetto, Stella Gangi, Marzia Foderà, Loredana Bonincontro e Davide Alaimo, i quali tengono a precisare che l’esecuzione del tampone è un atto diagnostico aggiuntivo, non essenziale, che serve solo per iniziare un percorso di valutazione, presa in carico e gestione domiciliare delle cure dei pazienti, e che solo una minima parte degli assistiti/pazienti è stata ricoverata per il complicarsi del quadro clinico, nonostante il supporto di monitoraggio e cura effettuati al domicilio. In questo senso è stato sempre utile il confronto – in diretta telefonica – con gli specialisti di branca.

Gabriella Grasso