Elezioni per le ex Province, altro rinvio: governo battuto all’Ars

Elezioni per le ex Province, altro rinvio: governo battuto all’Ars. Nuovo rinvio del voto per le ex Province in Sicilia. E’ da sette anni che le elezioni, pur di secondo livello, vengono rinviate per i motivi più svariati. Questa sera l’ennesimo stop al voto, previsto per il 28 e 29 marzo di quest’anno. Il governo contrario al rinvio è stato battuto in aula col voto segreto: 38 favorevoli e 16 contrari a un emendamento, votato in Assemblea siciliana, che ha rimandato le elezioni. Contro il rinvio ha votato Forza Italia, ma tanti sono stati i franchi tiratori nella maggioranza che sostiene il governo Musumeci. Le elezioni dovrebbero svolgersi entro il 15 settembre, già fissate per la fine di marzo, probabilmente al mese di luglio, successivamente alle prossime elezioni comunali.

Ddl sulla riforme degli Enti Locali e di area vasta, approvato dall’Aula all’unanimità con soli 18 astenuti. Il testo definitivamente votato prevede i tre mandati consecutivi per i sindaci dei comuni fino a cinquemila abitanti, nonché la nuova disciplina per l’affidamento degli incarichi ad esperti nei casi in cui l’Ente abbia documentabili carenze delle specifiche professionalità. Inoltre è stato previsto lo scioglimento del consiglio comunale nella sola ipotesi di mancata approvazione del bilancio di previsione, e non anche del rendiconto di gestione, in ragione della diversa natura dei due documenti contabili. Ed ancora, sono state previste le incompatibilità per assessori e consiglieri comunali e le modifiche alla disciplina che regola le funzioni dei commissari straordinari.
Per contenere i rischi sanitari legati alla pandemia in corso la norma prevede la riduzione ad un terzo del numero di sottoscrizioni necessario per la presentazione di liste e candidature nelle elezioni degli organi degli enti di area vasta e nelle elezioni comunali che debbano svolgersi durante l’attuale periodo di emergenza sanitaria. Sono stati infine diversamente disciplinati i permessi per i sindaci che svolgono attività lavorativa dipendente per partecipare a sedute o riunioni. Con lo stesso disegno di legge, anche per ragioni legate all’andamento epidemiologico.