P.IVA e ristoratori ennesi chiedono di lavorare

Nell’annus horribilis 2020 hanno chiuso 355.000 autonomi e partite IVA e 945.000posti di lavoro sono stati persi, nonostante il blocco dei licenziamenti. A farsi carico delle loro istanze è Totò Cimino (nella foto) che come coordinatore provinciale delle OPI Enna presenterà le difficoltà di chi ha investito in questa terra sempre più spopolata e malinconica. A questi si aggiunge la protesta dei ristoratori ennesi, che di ritorno da Roma hanno spiegato perché vogliono e possono aprire. Davide e Francesca Di Dio, Massimo Marino, Pierelisa Rizzo e Tommaso Scavuzzo, Andrea Russo, Alessio Zammataro, Paolo Valenti e Daniele Barresi, Giuseppe Pirrera, Fabio Di Dio, Francesco Marino, Luigi Mascaro, che, lunedì e martedì scorso, hanno partecipato alle manifestazioni dei ristoratori, hanno raccontato quello che al Circo Massimo è successo. “Da subito la sensazione è stata quella che, tra noi ristoratori , provenienti da tutta Italia, ci fossero delle frange di estrema destra, molti di Casapound , che si erano infiltrati per creare disordini. Abbiamo abbandonato la manifestazione mentre esplodevano le prime bombe carta ma, ciononostante, abbiamo rischiato di essere coinvolti da un’orda di barbari che, lungo via del Corso, hanno terrorizzato la gente inseguiti dai blindati della polizia che questi facinorosi hanno provato a fermare lanciando sotto le ruote in movimento monopattini e contenitori della spazzatura. Immagini che feriscono e lasciano il segno. Di tutt’altro tenore, invece, la manifestazione di martedì, a Circo Massimo, dove migliaia di ristoratori, provenienti da nord a sud, si sono scambiati le esperienze . Così, mal comune mezzo gaudio, abbiamo capito che la nostra è un’Italia in ginocchio con i ristoratori sul lastrico ed indebitati, perche hanno dovuto anticipare la cassa integrazione ai propri dipendenti, con costi fissi, le utenze, le tasse, gli affitti che pesano inesorabilmente sulle aziende, con i camerieri che hanno venduto persino la play station e le biciclette dei figli per provare a tamponare qualche buco, con i piloti di Alitalia che da giugno non ricevono la cassa integrazione, con gli addetti alle lavanderie che, con lo stop del comparto ristorazione e alberghiero, hanno visto quasi azzerare le proprie commesse. E’ chiaro che se il Governo non farà la propria parte, non solo e non tanto con ristori adeguati ma intervenendo sui costi fissi e moratorie sulle tasse, da qui a qualche mese la situazione sarà drammatica. Il dato è sconfortante . Dall’inizio della pandemia 116 imprenditori si sono suicidati perchè in fondo a questo tunnel non hanno visto la luce. Noi chiediamo non solo di riaprire in sicurezza, e per fare questo abbiamo già affrontato dei costi, ma di NON CHIUDERE MAI PIU’. Abbiamo dimostrato, e la curva dei contagi che ha continuato, nonostante le nostre chiusure, a crescere, che non sono i ristoranti, gli alberghi, le palestre, i teatri, i cinema gli untori. Siamo rimasti basiti in metropolitana, affollata di gente, in aeroporto pieno di viaggiatori, nei supermercati colmi di persone, nei bus, dove a volte si fa fatica a mantenere la distanza canonica figurarsi quella di sicurezza. NOI CHIEDIAMO DI RIAPRIRE, a pranzo e a cena, perché rivogliamo la nostra DIGNITA’. CHIEDIAMO DI RIAPRIRE perchè dobbiamo sostentare le nostre famiglie e salvare le nostre aziende. CHIEDIAMO DI RIAPRIRE perche rappresentiamo l’identità di questo paese Italia, nei nostri ristoranti raccontiamo la nostra terra. CHIEDIAMO DI RIAPRIRE perché siamo la parte sana del paese, quella che ha investito i propri sacrifici in una terra difficile per gli imprenditori”.