Nicosia: chiusure scuole dopo aumento casi covid – la popolazione si spacca

A Nicosia, come ultimo dato comunicato dal Sindaco, il numero di contagi è 31, prossimo alla soglia della zona rossa che è 35. A tener testa, comunque, nel confronto politico è la chiusura delle scuole se è un provvedimento legittimo o illegittimo. Aldilà di tutto, sappiamo bene, dati alla mano, che il contagio nelle scuole è irrisorio e che i bambini subiscono meno gli effetti del COVID19. Anche per questo, oltre all’alto e insostituibile momento formativo che solo il confronto didattico de visu, si tende a mantenere le scuole quanto più aperte possibile. È pur vero, comunque, che se il COVID19 non si prende a scuola, lo si può portare a scuola e la popolazione scolastica non è formata solo da ragazzi ma anche dal corpo insegnante composto anche da persone meno giovani e fragili. A loro volta i ragazzi possiedono delle famiglie e il coronavirus può estendersi anche dentro le mura domestiche. Quindi, in un periodo emergenziale, la chiusura delle scuole, legittimamente o illegittimamente, può trovare anche una giustificazione pratica. Giustificazione pratica anche alla luce del fatto che diversi sono i casi di ragazzi contagiati. L’unica giustificazione che non riusciamo a trovare per quanto concerne la chiusura delle scuole ci viene proposta da Don Bosco del quale ricordiamo una celebre massima “Prevenire è meglio che curare”. Vero che, citando Dante Alighieri, del senno di poi son piene le fosse, ma la domanda che tutti ci poniamo è “avremmo potuto evitare questa cura?”. In un precedente articolo abbiamo individuato come possibile causa a tutto la pasquetta (peraltro a Nicosia doppia). Eppure, direte voi, il Sindaco ha (giustamente) provveduto a fare ordinanza di zona rossa anche per il martedì di pasquetta nicosiano. Partendo dal presupposto che nessuna Amministrazione è felice di chiudere le scuole per motivi di così stretta emergenzialità perché la chiusura delle scuole è morte di una microeconomia dietro ad esse costruita (un esempio banale il classico panino della ricreazione comprato al panificio) e men che meno un amministratore possa vedere il proprio Comune in zona rossa perché troppo pesanti sono le restrizioni e troppo grande è l’impatto globale sull’economia locale, verso chi fare ricadere la colpa? Da un certo punto di vista potremmo metterci a puntare il dito verso chiunque, ma cui prodest questo gioco? Sappiamo bene che ognuno di noi ha colpe e responsabilità, lo abbiamo anche visto in recenti servizi televisivi e a Nicosia iniziano a uscire post in cui si parla della scampagnata nel luogo x, della scampagnata nel luogo y e dell’assembramento nel luogo z. Vi abbiamo anche noi notiziato, tempo fa, di comportamenti irresponsabili quale il festeggiamento di un compleanno a Dicembre o di una processione in un Comune in un’altra provincia. Ma siamo così immaturi da non aver capito che la prima difesa da questo virus siamo noi stessi con i nostri comportamenti? È normale che un anno di restrizioni sono pesanti, ma pensiamo per un attimo ai nostri nonni e, per chi più grande, ai nostri genitori che non uno, ma ben 5 anni di restrizioni hanno dovuto sopportare e non certo restrizioni che si limitavano a stare a casa: quelle restrizioni comportavano fame, miseria, comportavano case distrutte, comportavano disperazione e angoscia perché eravamo impotenti e non riuscivamo a difenderci in toto da noi. Qui, invece, possiamo difenderci con regole che, se ben ci pensiamo, sì intaccano la nostra vita, ma possono essere “tamponate” praticamente in tempo reale grazie alla tecnologia. Le restrizioni hanno un termine e quel termine siamo noi a deciderlo perché un comportamento esemplare adottato da tutti permette una riduzione del contagio. Poi, ovviamente, siccome siamo un po’ “teste dure” è giusto lo spauracchio della sanzione come quando a scuola ci spaventavamo delle note sul diario e del professore più rigido che ieri sparlavamo oggi ammiriamo perché ci ha profondamente formati. E a tal proposito sarebbe interessante capire, dato che su facebook si parla di “controlli zero”, quante multe siano state fatte a Nicosia per i giorni di Pasqua e le due Pasquette. Sarebbe incredibile, e inaccettabile, che non ci siano multe perché, se su facebook denunciano pasquette apparse come funghi, è praticamente naturale vedere multe a gogò e quelli che hanno fatto scampagnate sono stati un’esigua minoranza. Oppure, tra strade e stradette, ha prevaricato la furbizia in malafede di chi ha voluto fare scampagnate nonostante l’operato delle forze dell’ordine sempre puntuale. La multa non è una punizione ma un richiamo sulla retta via, e quando la retta via è per la nostra salute e per la nostra vita, i richiami sono ben accetti. E a quelli che non hanno ricevuto multe, pensando ai milioni di morti e ai miliardi di sofferenti fatti direttamente o indirettamente da questo virus, speriamo che la vergogna, vera multa morale, si sia fatta avanti. Perché ogni persona contagiata da questo virus, ogni persona morta per questo virus, ogni negozio fallito a causa delle restrizioni per questo virus, ebbene, prima di essere vittime del virus, sono vittime dei nostri atti irresponsabili.

Alain Calò