A Villapriolo chiude l’ultimo minimarket, resiste una sola macelleria, ma fino a quando? è un paese senza bambini

Per gli anziani, così come avvenuto per l’Ufficio Postale e altri servizi, da qualche giorno è diventato un incubo la chiusura dell’ultimo negozio di generi alimentari. E’ una strana storia di solitudine quella che stanno vivendo i residenti di Villapriolo. Il paese, ridotto ormai a non più di 500 anime e per lo più abitato da persone anziane, sta diventando un paese fantasma. Alcuni decenni fa vi erano cinque botteghe e due macellerie. “Oggi resiste una sola macelleria, ma fino a quando? Non appena fra qualche anno il titolare andrà in pensione chiuderà anche questa”, è la preoccupazioni di molti. “E’ il segno dell’impoverimento di una intera comunità – afferma don Salvatore Bevacqua – e purtroppo la riduzione degli abitanti porta a questa soluzione”. Quanto sta succedendo a Villapriolo, forse è anche il segno dei tempi o forse la nemesi dei tempi nuovi ai quali ci stiamo tutti abituando. I piccoli negozi semplicemente scompaiono perché non reggono la concorrenza con quelli dei centri più grandi. “Chi ha un auto per fare la grossa spesa si sposta a Villarosa o Enna – prosegue don Bevacqua – e fortunate sono le persone anziane che hanno un figlio o un familiare che può provvedere per loro; diventa una sofferenza invece per chi non ha nessuno. Fortunatamente persiste ancora da noi la solidarietà e le persone anziane o malate sole sono aiutate ben volentieri da un vicino di casa. Ormai si chiude, si chiude, si chiude – è il grido di allarme di don Salvatore – e ogni volta che si chiude per Villapriolo è un passo verso la morte, per dirla drammaticamente”. Don Salvatore non esclude che possa chiudere anche la piccola chiesa, se fra due anni, raggiunti i 75 anni, decidesse di andare in pensione. “Sarà un miracolo -dice – se si farà la messa solo la domenica, perché è probabile che non verrà mandato più un prete fisso per una borgata, perché questa è diventata Villapriolo. Ho detto al vescovo che fra qualche anno gli porterò le chiavi, anche se lui con benevolenza mi ha risposto: “Ma io non ho il porta chiave”. Villapriolo è nel cuore del vescovo – conclude don Salvatore – spesso, senza nessun preavviso, ci fa delle sorprese come la sera di Natale o del cinquantesimo della mia ordinazione, perché per lui, come dice: “questa chiesa è la mia cattedrale”. Villapriolo sta continuando a vivere un progressivo spopolamento a causa dell’emigrazione di intere famiglie e di giovani ed è prevedibile che fra un paio d’anni non sopravviverà neanche più la scuola per mancanza di bambini. L’asilo è stato chiuso già da due anni, la scuola elementare ha una pluriclasse con 10 alunni di seconda, terza e quarta e la scuola media ha una pluriclasse di 14 ragazzi. Per il prossimo anno la scuola primaria rimane con lo stesso numero, per mancanza di bambini di prima e seconda elementare, mentre la scuola secondaria con l’uscita dei ragazzi della terza media e la mancata entrata di alunni di prima sarà ridotta a una pluriclasse di soli 9 allievi di seconda e terza. Insomma, non è retorico dire che un paese senza bambini (un tempo ne nascevano 40, 50 l’anno) è un paese condannato a morire. E questa sarà la sorte di Villapriolo a meno che, come suggerisce l’ex capostazione Primo David, ideatore del “Paese Museo”, non “si punta tutto sul patrimonio immobiliare, mettendo in vendita case private e disabitate a prezzi simbolici, in modo di attirare nuovi abitanti e ristrutturarle. E per le giovani coppie o famiglie monoreddito con figli a carico, decisi a trasferirsi, dei bonus o delle agevolazioni particolari”.

Giacomo Lisacchi