Trovato il modo per tentare di salvare il salvabile dei ruderi del cenobio basiliano San Michele Arcangelo Nuovo, costruito nella seconda metà del XVIII secolo vicino al centro abitato, detto il “nuovo” per distinguerlo da un altro omonimo cenobio basiliano detto il “vecchio”, costruito nella seconda metà dell’XI secolo sempre dagli stessi monaci basiliani sul colle Carinei in aperta campagna
La società Oasi Maria SS srl concede il San Michele Arcangelo Nuovo in comodato d’uso gratuito al comune di Troina che potrà chiedere i finanziamenti per metterlo in sicurezza, restaurarlo e renderlo fruibile al pubblico. Avrebbe dovuto farlo l’Oasi Maria SS, ma non ha le risorse finanziarie per poterlo fare.
Deve essere accaduto quello che il canonico Salvatore Fiore, un colto sacerdote vissuto tra la fine dell’800 e la prima meta del ‘900, scrisse nel 1930 nella biografia “San Silvestro, monaco basiliano di Troina”: >. Il lento declino del cenobio iniziò nel 1866, quando lo Stato italiano, che era nato 5 anni prima, soppresse gli ordini, corporazioni e congregazioni religiose e incamerò i loro beni, che erano terre, conventi, monasteri e biblioteche. Il nuovo Stato italiano, che aveva bisogno di soldi, mise in vendita questi beni immobili.
Ad acquistarli fu quella rozza e rapace borghesia agraria descritta nei loro romanzi da De Roberto, Verga e Tomasi di Lampedusa. Sul cenobio San Michele Arcangelo Nuovo misero le mani i Sollima e i Polizzi, due grandi proprietari terrieri, che del cenobio non sapevano che farsene e non se ne presero cura. Intanto, anno dopo anno, il cenobio andava in malora. Per arrestare il degrado del cenobio, negli anni ’50 del Novecento il sindaco di allora, Vittorio Fiore, il nipote del canonico Salvatore Fiore, sollecitò padre Luigi Ferlauto, che aveva fondato l’Oasi Maria SS, di acquistarlo. Vittorio Fiore pensava che nelle mani di Ferlauto il cenobio si sarebbe salvato. Il 9 settembre 1953 Gaetano Sollima e Silvestro Polizzi venderono a padre Luigi Ferlauto il cenobio San Michele Arcangelo Nuovo al prezzo di 67 mila lire. Ma la sorte del cenobio non migliorò. Di quello che era un monumentale cenobio rimangono dei malfermi ruderi che rischiano di rovinare, se non si interviene in tempo.
Silvano Privitera