Leonforte. A.A.A. cercasi “incoppatori” di pesche

La pesca settembrina, orgoglio leonfortese, va ‘ncuppata. I frutti non ancora maturi vengono chiusi in sacchetti traspiranti che servono a preservarli dagli antiparassitari garantendo biodiversità, identità territoriale e sana agricoltura in un perfetto binomio fra genotipo e ambiente. Fu negli anni ’70 del secolo scorso che un imprenditore agricolo ebbe l’intuizione di avvolgere in un coppo di carta i frutti, ancora piccoli e verdi per evitare di caricarli di medicinali. I sacchetti pergamenati chiusi con fil di ferro devono essere messi a mano. E’ un lavoro certosino che inizia a giugno dopo la “scozzolatura” e impegna centinaia di persone anzi impegnava perchè da qualche anno non si trovano più insacchettatori. Negli anni ’90, finita la scuola, i ragazzi andavano a insacchettare pesche per comprare la vespa usata o pagarsi la vacanza a Marina di Ragusa con ingresso al leggendario Kola Maxi, il Cocoricò nostrano. Il lavoro cominciava all’alba e alle due di pomeriggio finiva, il pranzo era al sacco e la socializzazione garantita. I tempi cambiano però e oggi lavorare con tutte le garanzie necessarie e una paga adeguata in campagna non è più allettante. I produttori lamentano una carenza di manodopera e spesso devono ricorrere ai forestieri, dei paesi viciniori perchè il rischio per il paesano è perdere un reddito minimo garantito con buona pace per l’etica del lavoro. L’andamento sfavorevole della produttività incide sul reddito pro capite delle famiglie meridionali e spinge all’emigrazione dei giovani e al commercio di voti perchè i sussidi creano servi costretti a votare chi perpetua un sistema di schiavismo legittimato. Rilanciare le economie meridionali contribuirebbe non solo a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali ma anche a innalzare il tasso di crescita di lungo periodo dell’intero Paese perché il Sud rappresenta un mercato di sbocco per le imprese che vale oltre tre volte quello delle esportazioni e che potrebbe aumentare la domanda di beni e servizi. È incontrovertibile il fallimento delle politiche di sostegno. Finora si è agito con finanziamenti agevolati e a fondo perduto alle imprese, con salvataggi di aziende senza prospettive, con assunzioni indiscriminate e inutili nella pubblica amministrazione e con tossici quanto inutili sostegni al reddito. Investire sull’agricoltura seriamente è l’unica possibilità che resta a Leonforte. Formiamo potatori, e agricoltori specializzati e finiamola di “sfornare” parrucchieri e estetiste destinati al lavoro nero. Proviamo a credere nella nostra terra seriamente invece che lodarla retoricamente e senza conclusione alcuna.

Gabriella Grasso