Leonforte. L’Università popolare conversa con Elio Vittorini

“Ogni morto di fame è un uomo pericoloso, capace di tutto: di rubare, tirare coltellate e darsi alla delinquenza politica” da Sicilia! Di Huillet-Straub 1998. In un caldo pomeriggio di giugno l’Università popolare ha tenuto una lezione su Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. Professore Filippo Stanzù. In Conversazione, Vittorini, porta il lettore nella Sicilia allucinata e surreale di chi l’ha lasciata per farne continuamente ritorno.
Il protagonista Silvestro Ferrauto, intellettuale e tipografo, vive a Milano da 15 anni e decide di scendere in Sicilia per rivedere la madre lasciata dal padre per un’altra donna. Durante il tragitto, Silvestro incontra diversi personaggi: sul traghetto, conosce un piccolo siciliano disperato con una moglie bambina e sul treno che lo porta a Siracusa, incrocia un uomo in cerca di doveri più grandi, che chiama Gran Lombardo. Il Gran Lombardo è il personaggio dantesco, citato al v. 71, quasi certamente si tratta di Bartolomeo Della Scala, figlio di Alberto I e fratello maggiore di Cangrande che resse Verona dal 1301 al 1304, presso cui Dante sarebbe stato ospite nei primissimi anni dell’esilio. Il Gran Lombardo di Vittorini è invece un leonfortese, su di cui indagò il preside Proto, che riuscì a individuare in uno Spitale, originario di Ganci trasferitosi a Leonforte in quanto campiere dei Li Destri, il personaggio del romanzo. Cap. VII: Poi il Gran Lombardo raccontò di sé, veniva da Messina dove si era fatto visitare da uno specialista per una sua speciale malattia dei reni, e tornava a casa, a Leonforte, su nel Val Demone tra Enna e Nicosia, era un padrone di terre con tre belle figlie femmine, così disse, tre belle figlie femmine, e aveva un cavallo sul quale andava per le sue terre, e allora credeva, tanto quel cavallo era alto e fiero, allora credeva di essere un re, ma non gli pareva che tutto fosse lì, credersi un re quando montava a cavallo, e avrebbe voluto acquistare un’altra cognizione, così disse, acquistare un’altra cognizione, e sentirsi diverso, con qualcosa di nuovo nell’anima, avrebbe dato tutto quello che possedeva, e il cavallo anche, le terre, pur di sentirsi più in pace con gli uomini come uno, così disse, come uno che non ha nulla da rimproverarsi…Non proviamo più soddisfazione a compiere il nostro dovere, i nostri doveri… Compierli ci è indifferente. Restiamo male lo stesso. E io credo che sia proprio per questo… Perché sono doveri troppo vecchi, troppo vecchi e divenuti troppo facili, senza più significato per la coscienza… – Ma davvero non siete professore, voi? – disse il catanese. Era sanguigno, un bove, e con tristezza da bove si guardava pur sempre le scarpe. Io professore? – disse il Gran Lombardo. – Ho l’aria di un professore? Non sono un ignorante, posso leggere un libro, se voglio, ma non sono un professore”. Conversazione in Sicilia fino all’ultima pagina, all’ultima parola, all’ultimo ricordo, lascia un sapore amaro nell’anima perchè racconta una terra dall’immenso potenziale perennemente disatteso. L’incontro con Vittorini si è concluso con l’arrotino Calogero e l’uomo Ezechiele che racconta di come il mondo sia offeso. Sullo slargo della Madonna del Carmelo in mezzo all’acciottolato antico un manipolo di resistenti ha ricominciato a respirare cultura, cullati dall’acqua della Granfonte e dal canto delle rondini. E mentre il sole calava dietro il lavatoio l’Università popolare ha dato appuntamento al 5 Luglio per raccontare e ascoltare di santi russi e santi nostrani: il 5 luglio alle 18 ci ritroveremo nel giardino della villa Bonsignore per discutere dei fratelli Karamazov con il prof. Vicari. L’incontro è aperto a tutti.

Gabriella Grasso