L’importanza della vaccinazione

Mai come ora l’imperativo categorico di tutti noi è quella di sottoporci al vaccino. Siamo in una guerra, abbiamo perso milioni di vite, milioni di famiglie hanno pianto i loro i cari o sono stati in pensiero per essi nell’ora più buia in cui non riuscivano a respirare bene. Tutti gli sforzi mondiali si sono incanalati per la creazione di un vaccino, primo nostro scudo contro la pandemia. Come è possibile che ancora si possa pensare a non accettare tale scudo? Ancora forte è l’impatto dei no-vax sulla campagna di vaccinazione. Qualcuno, più radicale, potrebbe chiederne la censura e per certi versi avrebbe tutte le ragioni. Ma il diritto di esprimersi è sacro e inviolabile. Mill, padre del liberalismo moderno, rifiuta qualsiasi tipo di dogma. Nessuno deve “imporre” la campagna vaccinale sotto la forma di “dogma”. Perché le posizioni dei no-vax sono utili in quanto la loro confutazione permette di convincerci ancor di più della correttezza della tesi. Non quindi un qualcosa “imposto dall’alto”, ma dato oggettivo (d’altronde è questo che impone la scienza). E i dati sono abbastanza oggettivi: la campagna vaccinale ha permesso di salvare vite! Anche se oggi siamo tutti spaventati dalla variante delta, i dati ci mostrano come l’efficacia alla seconda dose sono molto elevati. Se poi abbiamo la pretesa di non ammalarci col vaccino, siamo totalmente fuori strada. E ciò ce lo dice la matematica. Abbiamo un’efficacia di circa il 95%, significa che vi è un’inefficacia del 5%. In Italia siamo 60 milioni di italiani. Presumendo di vaccinare tutti, significa, dati alla mano, che ci sono 300 mila persone a cui il vaccino è risultato inefficace e quindi potenzialmente possono ammalarsi. In grandi numeri mondiali, con circa 10 miliardi di persone, sempre presumendo che riuscissimo a vaccinare tutti, ci sarebbe sempre una fetta di 500 milioni di persone che avrebbero il vaccino inefficace. La domanda sorge spontanea: pesa di più l’inefficacia verso quei 500 milioni o l’efficacia verso i 9 miliardi e mezzo? Ancora: a inizio campagna vaccinale ci siamo tutti preoccupati per gli effetti collaterali di Astrazeneca che hanno anche condotto alla morte di alcuni soggetti. In un precedente articolo abbiamo dimostrato, con numeri alla mano, che è più facile morire ogniqualvolta prendiamo la macchina che morire con il vaccino. Quindi non dobbiamo prendere più la macchina. Vi sono varianti in cui il vaccino è meno efficace: e vabbè, ma ciò significa che al posto di avere 9,5 miliardi di immunizzati ne avremo 9 miliardi. O anche meno. Ma, aldilà di tutto, anche se solo fossimo riusciti ad avere un solo immunizzato, se solo fossimo riusciti a salvare una vita col vaccino quel vaccino è stata una grossa impresa. Ma i dati ci dicono che abbiamo salvato molte più di una sola vita. Da queste considerazioni non trova alcun fondamento l’essere no-vax dei medici e operatori sanitari. Chi è diventato medico o comunque operatore sanitario in genere ha votato la propria vita in studi miranti alla salvaguardia della salute di ogni singola persona non arrendendosi ma provando tutte le strade per salvare vite. Il vaccino è una strada. Un medico che rifiuta il vaccino è come un ingegnere che rifiuta la calcolatrice ma ha la presunzione di fare i conti a mano, un avvocato che rifiuta il codice civile ma vuole districare il tutto solo col codice penale. È come un uomo delle forze dell’ordine che non vuole usare la pistola. Vacciniamoci e salviamo le nostre e le altrui vite.

Alain Calò