Leonforte. Università popolare: “Sotto e Padrone”

Leonforte. Giovedì sera, ospiti del Camurria, l’Università popolare ha “toccato”. Vecchi e giovani, colti e incolti, contadini, muratori ma anche studenti, professori, avvocati e persino preti hanno giocato a Sotto e Padrone: un gioco serissimo, fatto di alleanze, complicità, ammiccamenti, silenzi e parole d’ordine. Un gioco di sgarro e onore i cui confini tra chi vince e chi è sconfitto sono molto labili e spesso poco lucidi. Ogni paese ha varianti peculiari del tema originale: a Leonforte si gioca con le carte siciliane ma in alcuni posti si usano quelle da poker e in altri con nessuna come nella variante romana denominata Passatella. A Sotto e padrone si invertono i ruoli di comando e il padrone soggiace al Sotto che è Sotto per caso. Lo scopo è far bere il meno spavaldo, lasciare con la coda tra le gambe e la lingua asciutta quello che pontifica sulle sue qualità di bevitore o far ubriacare chi non merita o chi non regge l’alcol. Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli con lo stupore del medico intellettuale torinese che si trova davanti a una masnada di tavernieri imbestiati dal dado e dal vino, racconta il rituale del Tocco. Tra rito e gioco si consuma quello che assomiglia a un cerimoniale.

Ci si mette attorno a un tavolo e si passano ore e ore a giocare, vince chi sa giocare. Della bella estate della seconda metà degli anni ’70 ha raccontato il prof. Vanadia e della festa della Madonna che divenne il Ferragosto leonfortese, con cantanti, giochi di fuoco e concerti della banda musicale. Ispirati al cantante e ai forestieri di ritorno sono stati i racconti scritti dal prof. Vanadia e letti da Sara Gazzana e da salvatore Cavoli. Storie di A.Minghi che i bontemponi paesani, travolti dalla gioia reganiana del dopo guerra, trasformarono in MinghiA nei manifesti distribuiti in ogni parte del paese e di paesani del continente adusi alle pietre e insofferenti alle “trozze”. A chiudere una serata di agosto alla Granfonte è stato il prof. Nigrelli, che da ex “brivaturaru”, così si è lui stesso definito, e dopo aver ascoltato gli aneddoti di “scerre” e riappacificazioni da Tocco “cuntate” da Nuccio Lattuga e Carmelo Falconieri, ha celebrato la vita del quartiere. C’era una volta un quartiere che era una larga “vanedda”: era la Brivatura. A Brivatura serviva a rinfrescare le angurie e a adolcire i lupini, leccornie del dì di festa. A Brivatura era anche un paese nel paese e usava dire: “salgo a Leonforte” chi dalla Granfonte si spostava verso la piazza Margherita. A quei tempi, non sempre belli e quasi mai facili, non esisteva la spazzatura, afferma il prof. Nigrelli suscitando sbigottimento fra gli ascoltatoti. “Non si buttava niente perchè il poco che c’era era necessario e l’umido era scarto alimentare buono per il maiale o le galline”. Così è passata un’altra serata, sotto i gradini della chiesa della Madonna del Carmelo e al cospetto dei Ventiquattro Cannoli. La prossima lezione sarà giovedì 26 Agosto, alle 18 e 30 presso il giardino della villa Bonsignore. Il prof. Vicari ricorderà il prof. Speciale e il dover dell’impegno civico.
Gabriella Grasso