Enna. A Pergusa se Sparta piange Atene non ride

Enna. A Pergusa se Sparta piange Atene non ride
di Massimo Greco

Adesso che il sindaco Di Pietro ha sciolto la riserva riconfermando il proprio rappresentante in seno al consiglio di amministrazione del Consorzio Autodromo di Pergusa, possiamo dire anche la nostra sul futuro di questo Ente e soprattutto sul futuro della Riserva naturale speciale di Pergusa, pur sapendo che gli ennesi sono più legati all’attività motoristica. Al netto delle iniziative lodevoli messe in campo dal Presidente uscente Sgrò, il livello delle attività sportive che oggi orbita attorno al circuito automobilistico appare ben poca cosa al cospetto di ciò che una volta rappresentava Pergusa per gli sportivi di questa disciplina. La storia è cambiata come cambiati sono gli interessi sportivi nazionali e internazionali e di questo bisogna prenderne serenamente atto. L’insistenza ad oltranza per un futuro automobilistico che non c’è più, se non sotto forma di ripiego, ci ricorda tanto quel samurai giapponese che continua ad indossare la propria arma da fuoco pensando di essere ancora in guerra. I tentativi di rilancio sono stati fatti tutti e di questo siamo grati a coloro che si sono fin qui spesi a cominciare dal bravo ed appassionato Presidente Sgrò, il cui impegno è stato riconosciuto anche dal Sindaco Di Pietro “a prescindere” dai mancati sudori elettorali.
E’ giusto così, ma non è altrettanto giusto continuare ad impegnare tempo, risorse finanziare ed umane in modo sproporzionato rispetto agli obiettivi sottesi ad una buona politica pubblica. Noi apparteniamo a coloro, probabilmente in minoranza, che sostengono uno sbilanciamento di attenzioni politiche, tutte a favore dell’autodromo rispetto alla Riserva naturale di Pergusa istituita con legge regionale nel 1995. Eppure in altre parti del Paese, zone umide ben meno pregiate di Pergusa hanno fatto la fortuna dei rispettivi territori. Alzi la mano chi ha visto un solo turista visitare il lago e la sua Riserva negli ultimi 10 anni. Nessuno, fatta eccezione per gli addetti ai lavori, parla del valore ambientale, faunistico e paesaggistico della conca pergusina e questo perché sarebbe fiato sprecato a parere di chi si ostina a pensare solo all’attività del circuito. Siamo sempre più convinti che se non ci fosse stata la disgraziata coesistenza, la Riserva di Pergusa avrebbe avuto ben altra sorte, ma ciò che fa rabbia è assistere al declino inarrestabile di entrambi gli interessi pubblici in campo: sia quello sportivo che quello ambientale. Che dire, se Sparta piange per non essere mai cresciuta, Atene certamente non ride più da almeno tre lustri.
Dal nuovo c.d.a. non ci aspettiamo più un rilancio a cui nessuno può credere più, ma un’operazione verità finalizzata ad un ripensamento totale della mission del Consorzio.