Enna. Crisi politica e astrattismo artistico

Enna. Crisi politica e astrattismo artistico

di Massimo Greco

La crisi politica al Comune di Enna è in piena maturazione e di questo non possiamo che prenderne atto. La democrazia è tale anche per questo e guai a banalizzarla. Anche le Istituzioni locali risentono delle dinamiche politiche interne ai gruppi consiliari di maggioranza e di minoranza. E, come spesso capita, allorquando la maggioranza esce dalla competizione elettorale con numeri plebiscitari, la dialettica più incisiva non si registra nella minoranza ma nella medesima maggioranza. Nè più e né meno di quanto avveniva nella maggioranze politiche che caratterizzavano i governi comunali della prima repubblica. Prima della riforma, il Sindaco e la giunta venivano eletti dal consiglio comunale e duravano una stagione, il tempo necessario per avviare il dibattito per una nuova crisi politica che, a quel tempo, non rappresentava un’eccezione ma la regola. Con l’introduzione dell’elezione diretta del Sindaco, si  è voluto porre fine a questa triste tradizione politica in cui le Istituzioni venivano puntualmente piegate agli interessi dei partiti politici. Il Sindaco, eletto direttamente, rispondeva ai cittadini attraverso la nomina di assessori tecnici e si misurava in consiglio comunale solo per calibrare finanziariamente il suo programma elettorale nell’arco del mandato. L’attuazione fedele di questo nuovo modello, ahimè, è durata solo per il primo mandato, con l’elezione dei primi Sindaci avvenuta nel quinquennio 93/97. Subito dopo la vecchia politica ha ripreso le redini delle dinamiche comunali, imponendo ai successivi candidati alla carica di Sindaco di politicizzare le rispettive giunte, così generando un improprio legame con i gruppi consiliari di maggioranza. Ma è in Sicilia che la politica è riuscita a dare il peggio, consentendo ai gruppi consiliari di maggioranza di esercitare la funzione di controllo e indirizzo politico e, contestualmente, di governare attraverso la giunta. L’illuminato legislatore regionale si è infatti sbarazzato di quell’ingombrante principio democratico, presente nel resto d’Italia, che detta l’evidente separazione di funzioni tra chi governa e chi controlla.

Oggi il Sindaco Di Pietro piange una crisi politica che, ancorchè caratterizzata dall’astrattismo di matrice artistica – visto che ai più sfuggono le reali motivazioni -, è generata dal non avere preteso dai nominati assessori le dimissioni dalla carica di consigliere comunale.