Il Pnrr richiede capacità di progettazione che Regione e Comuni siciliani devono far presto ad acquisire per non restarne esclusi

Su “Il Foglio” di sabato e domenica, in prima pagina, è comparso l’articolo dal titolo in rosso, quasi a segnalare il pericolo, “Sala lancia un allarme sul Recovery”. Il sindaco di Milano dice, al giornale fondato da Giuliano Ferrara, di avere “l’impressione che la velocità di marcia, al momento non sia quella adeguata”. E se lo dice lui, che è il sindaco di una grande città ben governata, c’è da crederci. “Il Foglio”, nell’articolo, parla anche di una riunione, in un’ala del palazzone del ministero dell’Economia, di alcuni tecnici della Commissione europea con i tecnici dei vari ministeri per verificare lo stato di attuazione del Pnrr. La riunione non era pubblica. Ma qualche indiscrezione è trapelata e “Il Foglio” l’ha raccolta. In poche parole, sembra che “l’implementazione del Recovery da parte del governo italiano sia considerata dalla Commissione europea un problema da non sottovalutare”. E’ comprensibile questa preoccupazione della Commissione europea, se si pensa che, dei fondi strutturali europei 2014-2020, l’Italia è riuscita ad utilizzarne solo il 38 per cento. E’ fondato il timore che le risorse del Pnrr, da impegnare entro la fine 2023, facciano la stessa fine dei fondi strutturali europei 2014-2020. Ma non c’è solo il sindaco di Milano a lanciare l’allarme. Del rischio se ne sono accorti anche i sindaci dei comuni del Sud. A raccogliere il loro grido di allarme è il giornale “la Repubblica”, che questa mattina gli dedica lo speciale Longform. “Decine di miliardi del Recovery plan in arrivo al Sud rischiano di dover essere restituite a Bruxelles per l’eccesso di burocrazia nel far fronte agli adempimenti e per la drammatica arretratezza e insufficienza di professionalità delle pubbliche amministrazioni”, si legge nello speciale dal titolo “La questione meridionale”. Nella conferenza stampa de “L’isola che c’è”, la rete di associazioni della quale fanno parte il Presidio partecipativo del Patto di fiume Simeto e il Forum Aree Interne, svoltasi il 22 ottobre a villa Niscemi, a Palermo, si è parlato anche di questo. Il video della conferenza è sul sito de L’Isola che c’è. In quell’occasione, Mario Emanuele Alvano, direttore generale dell’Anci Sicilia, ha sottolineato le difficoltà che hanno i comuni siciliani nell’affrontare la sfida del Pnrr, che richiede capacità di progettazione e tempi di realizzazione molto ristretti l’attuazione e nuove modalità di intervento che i comuni non hanno e non sono nelle condizioni di rispettare. Si ipotizza che ci vogliono 1.500 tecnici con capacità di progettazione e rendicontazione per la Regione e almeno 15.000 tecnici per i Comuni. Dallo speciale di “la Repubblica” apprendiamo che le Regioni Puglia e Campania sono, in termini di organico, meglio attrezzate della Regione Sicilia. Questo è un motivo in più di preoccupazione per la Regione Siciliana e i suoi 391 Comuni. E’ vero che c’è il vincolo di destinare al Sud il 40 per cento delle risorse del Pnrr, ma non c’è il vincolo di destinare una quota per ogni regione meridionale. Papale papale, questo vuol dire che ci sarà una competizione tra le Regioni e a vincerla saranno quelle meglio attrezzate. Alle altre, che perderanno, restarà solo l’amara soddisfazione di aver comunque partecipato.
Silvano Privitera