Enna. Al “Med_Mez” tutto pronto per la terza dose (di cultura)

Enna. Al “Med_Mez” tutto pronto per la terza dose (di cultura)

 

di Massimo Greco

E’ prevista per domani 29 novembre l’ultima delle tre giornate promosse dall’Associazione “Med_Mez” dedicata all’impegno di Napoleone Colajanni contro la corruzione e la criminalità organizzata. Nelle due sessioni si alterneranno studiosi e protagonisti della politica, della giustizia e del giornalismo. Un progetto, quello del Centro Studi, che certamente lascerà il segno in un tessuto culturale locale tenuto ancora in vita – per osmosi – dall’Università Kore. Sì perché chi pensa che da questa crisi epocale si possa uscire solo attraverso una pioggia di finanziamenti, magari come quelli del PNRR a cui tutti stiamo guardando, sbaglia di grosso. Così come sbagliano coloro che ci propinano quotidianamente solo dosi di vaccino per sconfiggere la pandemia senza null’altro aggiungere in termini di difesa sociale e culturale. Risorse finanziarie e vaccini, ancorchè necessari nel breve periodo, hanno la “visione corta” se non affiancati da quello che rappresenta il vaccino per eccellenza, per cui dovremmo fare tutti la terza, la quarta e anche la quinta dose: la cultura. In queste giornate di studio non si sta parlando espressamente di cultura ma la si sta praticando nei fatti. Nessuno dei relatori sta parlando di policy making ma in tanti stanno auspicando uno scatto nuovo nello “sguardo” che può derivare proprio da un’immersione diversa nella cultura come percorso di acquisizione di nuove competenze. In tale contesto di riflessioni dedicate a Napoleone Colajanni, si avverte forte l’esigenza di arruolare gli operatori della cultura, i cosiddetti intellettuali di cui non si sente più parlare. Chi se non gli uomini che praticano il “saggio ragionamento” sono in grado di tracciare la traiettoria all’umanità, soprattutto in momenti complessi e delicati come quelli che stiamo vivendo? Come ha scritto Bauman nel suo celebre libro “La decadenza degli intellettuali”, alla formazione dell’identità collettiva e delle regole fondamentali della convivenza hanno concorso sempre figure tipiche, come lo sciamano o il capo guerriero, che hanno trasformato le pulsioni popolari in visioni della realtà e dell’ordine sociale. E poiché la crisi dell’Italia, così come quella di gran parte dell’occidente, è una crisi dell’intelligenza collettiva, una corretta analisi del fenomeno non può che indurre le migliori energie ad individuare formule per (ri)animare, in fretta, tale vitale funzione sociale, rinunciando ad ogni forma di cooptazione della classe dirigente. Lopez in un suo impegno editoriale intitolato “Il mondo della persona”, riprendendo alcune riflessioni nietzschiane sullo spirito gregario, affermava che senza “pastori” un popolo non va da nessuna parte. Anche l’antica visione greca della polis ci racconta che una città ha bisogno del governo dei migliori e che la democrazia non è il regime della mediocrità in cui tutte le personalità originali sono soffocate e ostracizzate. Una élite è sempre necessaria a una Nazione, farne a meno significherebbe cedere alle suggestioni della massa che, come ben sottolineava Max Weber “pensa unicamente fino a dopo-domani, esposta all’influenza del momento”. La vera élite, nell’accezione della teoria di Michels-Mosca-Pareto, è quella che si dimostra capace, in un dato momento storico, d’interpretare la “comunità del destino”. Il Centro Studi “Med_Mez” sembra proprio nato con questa mission.