Vaccinazione covid tra imposizione e libertà di scelta

E’ una specie di bollettino di guerra quello che giornalmente lanciano Tv, giornali e social riguardo i contagi, i ricoveri in terapia intensiva e purtroppo anche i morti contagiati da Covid. Nei talk show si sprecano gli accorati appelli a vaccinarsi. E nonostante ciò molti, seppur una minoranza, hanno difficoltà ad accettare l’imposizione della vaccinazione. Nessuno mette in dubbio che gran parte di no-vax non siano persone coerenti, ed è probabile che questa loro avversione non arrivi neanche da cattive influenze socialnetwork o dall’adesione a teorie complottistiche di chissà quale natura. E’ verosimile invece che al centro vi sia il tema della libertà di scelta. Un tema centrale ma che nel caos delle liti politiche e delle chiacchiere da bar purtroppo è passato in secondo piano. Allora la domanda sorge spontanea: fin dove può spingersi il governo per imporre, più che consigliare, una così importante limitazione alla personale libertà di scelta, visto che di leggi che tolgono la libertà, emanate nel nostro passato, ancora proviamo vergogna? “Vietato l’ingresso a cani ed ebrei” si scrisse allora, “Vietato l’ingresso senza green pass” scriveremmo oggi: non si può certo dire che siamo allo stesso livello, ma quanto siamo distanti? Il problema non è solo italiano, ma globale. I dubbi, poi, sono alimentati anche da ragionamenti puramente scientifici. Quando infatti si sentì in Tv il responsabile di una delle aziende che aveva iniziato la fase di sperimentazione di uno di quelli che oggi sono i vaccini che vengono inoculati, costui fu molto chiaro: “per fare un vaccino “sicuro” ci voglio anche fino a 6 anni; un primo vaccino ora è già pronto (eravamo allora a marzo del 2020), somministrarlo è sempre una questione di rapporto tra rischi e benefici; la valutazione, oltre che medico-scientifica, diventa quindi anche economica, sociale, politica. Pertanto i tempi saranno accorciati in proporzione a quanto saremo disperati”. E quanto siamo disperati oggi? Eccolo il nodo centrale: che poi è lo stesso per cui una nazione manda a morire i propri giovani in guerra. Dov’è quella linea oltre la quale è giusto limitare la libertà personale o chiedere addirittura di rischiare la vita per salvaguardare il bene comune? Eppure quella linea si è vista nell’inverno 2020, quando tanti anziani sono morti di covid. “Con patologie pregresse”, specificavano nel bollettino dei morti. Ebbene, allora bisogna ricordare ai tanti no-vax, che molti anziani sono morti perché non intubati, perché in quei giorni, quando i numeri erano drammatici e gli ospedali scoppiavano, di posti in terapia intensiva non ce n’erano per tutti. Così i medici hanno dovuto scegliere a chi dare una speranza con quei tubi ficcati in gola e chi invece non poteva avere più nemmeno quella; e qualcuno, in uno slancio di generosità, ha preferito morire per donare la sua speranza a qualcun’altro più giovane. Quando si vive tutto questo, quella linea che delimita la libertà di scelta la si vede bene e si ha chiaro cosa si deve fare. I dubbi su questo vaccino fatto in fretta restano tutti, ma vaccinandosi, più che sentirsi più sicuro, si sente di aver fatto la propria parte per il bene comune, perché non si arrivi di nuovo a una situazione in cui un medico sia costretto a decidere chi vive e chi muore. Di una cosa si può essere certi: una nuova ondata pandemica ci riporterà in uno scenario che sciaguratamente ben conosciamo: ospedali trasformati in gironi danteschi, cure sospese per le altre malattie (anche questo porta disperazione e morte), attività bloccate, economia in ginocchio, posti di lavoro a rischio, cassa integrazione, scuole chiuse, tutti segregati in casa, niente eventi né vacanze, niente amici né socialità… Una realtà angosciante che purtroppo abbiamo già ben conosciuto. Chiediamoci quindi: oggi siamo abbastanza disperati dal voler praticamente imporre ‘per legge’ il vaccino? Naturalmente ognuno ha la propria opinione, ed è anche giusto lasciare a ciascuno la libertà di rispondere a questa domanda come crede, in coscienza. La libertà di scelta è assolutamente un tema fondamentale. Ma non è l’unico, perché per essere completamente onesti ci si deve chiedere anche se sia giusto. È giusto decidere di non vaccinarsi, lasciando che siano gli altri a rischiare per difendere quel bene comune che è di tutti? Perché i dubbi dei no-vax sono gli stessi che angosciano tutti, ma, nella discussione “sì-vax o no-vax”, entrambi devono tener presente che il tema della libertà è importante almeno quanto quello della giustizia. Insomma, caro no-vax, tutti abbiamo tanti dubbi e nessuno ha un cilindro magico da cui estrarre la soluzione. Come cantava Lucio Dalla, l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che “l’anno che sta arrivando, tra un anno passerà”. Ed è l’unico pensiero che ci deve dare un po’ di serenità.
Giacomo Lisacchi