L’indagine era scaturita da un esposto presentato nel 2016 dall’allora commissario ad acta dell’Irsap Mariagrazia Brandara, nel quale venivano richiamate, anche, alcune relazioni accusatorie contro Cicero a firma di Giusy Badalamenti (componente dell’ufficio di gabinetto dell’allora assessore regionale Maria Lo Bello) e di Carmelo Viavattene (al tempo dei fatti vice direttore dell’Irsap).
I pubblici ministeri Pasciuti e Spina – come si rileva dalla richiesta di archiviazione condivisa pienamente dal GIP Modica – hanno evidenziato >, specificando, altresì, che “Cicero non ha distrutto la documentazione di cui trattasi che, infatti, in data 15 dicembre 2016, è stata restituita all’Ente alla cui attività inerisce”. Neppure si può fondatamente ritenere che a Cicero “sia ascrivibile la condotta di occultamento, quantomeno dal punto di vista soggettivo, atteso che gli atti di cui si tratta erano sostanzialmente comunicazioni con altri Uffici, circostanza che rende materialmente impossibile il “nascondimento” delle circostanze oggetto degli atti stessi che avrebbero sempre potuto essere rintracciati presso coloro cui erano destinati o dai quali provenivano”, Cicero ha “agito con volontà diametralmente opposta rispetto a quella di rendere irreperibili gli atti di cui trattasi, volendosi semmai assicurare che gli stessi venissero conservati con le modalità più idonee2.