Il misterioso caso del Vescovo di Nicosia

A Nicosia, quando si parla di Diocesi, ultimamente, si parla di fatti che magari, giuridicamente per il diritto canonico, sono ineccepibili, sul piano del rapporto “pastore – pecore” c’è qualcosa che, richiamando una celebre canzone “Si può dare di più”. Anche perché quel “dare di più” (senza essere eroi) significa aver rispetto delle pecore, non certo animali, ma persone che gradirebbero sentirsi coinvolti nella tanto propagandata (ex cathedra ovviamente senza contradditorio) “comunità sinodale”. E succede che a Nicosia, pur sperticandosi tutti nell’augurare buon compleanno al Vescovo (auguri che facciamo anche noi), nessuno si è ricordato di notiziare una cosa importante: il Vescovo, come tutti i Vescovi, compiendo 75 anni, è “invitato” (termine per addolcire un qualcosa di molto più rude quale “obbligato”), a presentare la propria rinuncia all’ufficio, cioè, in parole povere, a non esercitare più le funzioni di Vescovo. Possiamo, quindi, dire che il Vescovo di Nicosia non è più di fatto Vescovo? Non esattamente, sia in quanto il titolo di Vescovo viene mantenuto (vabbè ma quella è semplicemente una questione di forma), ma in quanto finchè questa rinuncia non viene accolta dal Papa tramite gli organi competenti, il Vescovo non lo è solo di nome ma anche di fatto (in parole povere, potrebbe ancora renderci partecipi di quel valzer dei preti di cui vi abbiamo notiziato qualche mese fa e, visto l’avvicinarsi del Carnevale, potrebbe propendere per una più movimentata tarantella). Questa rinuncia potrebbe anche essere “rifiutata” (virgolettato d’obbligo) e procedersi ad una proroga che, come ha ribadito Papa Francesco, prima che qualcuno possa pensare ad altro, non è riconducibile a meriti personali.
Il Vescovo di Nicosia ha l’obbligo di comunicare queste cose al popolo di Nicosia? No. Ma questo articolo nasce proprio da qui: vi è una sottile linea tra il fare il compitino e prendere 10 e lode. In parole povere: si può essere un Bimby, celebre strumento ormai entrato nelle case di tutti: metti gli ingredienti, imposti vari settaggi e ti esce fuori, come compitino comanda, una pietanza. Oppure si può essere un Masterchef, ovvero andare oltre il compitino, fare variazioni, rendere più saporita la pietanza. Insomma, lasciare il segno! E questo segno, lasciato in Sicilia da altri Vescovi che recentemente hanno anche loro varcato la soglia dei 75 anni e hanno reso edotto il proprio popolo (nello specifico parliamo delle arcidiocesi di Catania e Monreale), purtroppo, dobbiamo constatare, non si è voluto lasciare nel popolo di Nicosia. Si parla di sinodalità e di camminare insieme. Si parla di “volto dell’amata”, ma a quale amata si terrebbe in silenzio un sì grande e importante passo? Padre Vescovo, sicuramente nella prossima sua omelia ex cathedra troverà qualche altro modo per giustificare questa sua scelta e dicendo che questi punti di vista “deturpanti”, “rovinano la bellezza”. Ma, riflettiamo insieme, quanto è bella la bellezza del dialogo, del rapporto di fiducia tra pecore e pastore, la bellezza di poter vivere assieme questo importante passo della Storia Nostra e della diocesi di Nicosia. Come dice lei, dobbiamo essere “affascinati” dalla bellezza. Bene, ci mostri la bellezza della Chiesa comunità e del Sinodo che significa “camminare insieme”. Perché ad oggi stiamo vedendo una chiesa piramidale arroccata nel silenzio e questo cammino è offuscato dalla nebbia.