Don Abbondio si è laureato

Don Abbondio si è laureato
di Massimo Greco

Con l’avvento della “società complessa” in astinenza ideologica, che ha sostituito quella stratificata e di classe, che Bauman ritiene “liquida”, Boudon “del disordine”, De Rita “poltigliosa”, Bagnasco “fuori squadra”, Touraine “scomparsa” e Giddens “detradizionalizzata”, il problema non è rappresentato da quanti “Don Rodrigo” ci sono in giro, ma dall’aumento inaspettato dei “Don Abbondio”. Nella storia dell’essere umano un “Don Rodrigo” c’è sempre stato e, tutto sommato, è giusto così, nella misura in cui ha rappresentato l’altra faccia della medaglia. Il “bene” si giustifica infatti solo perché esiste il “male”. Sono due entità, se vogliamo, che si alimentano reciprocamente e che sono alla base della cultura dell’uomo. Ma ciò che non era messo in conto, o comunque parecchio sottostimato fin dalla genesi, è il numero spropositato di coloro che non possono essere annoverati nelle due tradizionali ed antitetiche nozioni per ragioni, oseremmo dire, antropologiche. Oggi, questa categoria di persone sta avendo la sorprendente capacità di elevare il proprio status sociale, pur mantenendo le caratteristiche del “Don Abbondio”. E così, mentre il bene e il male continuano, fino alla noia, a litigare, “Don Abbondio” si è pure laureato in medicina, in ingegneria, in architettura, in giurisprudenza e pure in lettere classiche, coprendo altresì posti di rilievo nell’ambito delle funzioni e dei servizi pubblici. L’emancipazione di “Don Abbondio” è, nei fatti, sfuggita di mano sia ai rappresentanti del bene che ai rappresentanti del male, costretti, loro malgrado, a dover interloquire anche con questo signorotto…ops…dottore. E sì, perché, di questi tempi, il titolo di dottore non si nega più a nessuno, soprattutto allorquando si è in possesso della pergamena rilasciata dal Rettore dell’Università di turno, “in nome del popolo italiano”. Poco importa la motivazione sottesa all’acquisizione del titolo, poco importa se quei pochi libri su cui ha, verosimilmente, studiato non saranno mai più aperti, e poco importa se nel proprio vocabolario accademico concetti come “sapere”, “conoscenza”, “innovazione”, “ricerca” o, più semplicemente, “curiosità” non hanno mai trovato dimora. A “Don Abbondio” serviva soltanto essere chiamato “dottore” e, dobbiamo riconoscerlo, c’è riuscito, in barba a coloro che pensavano di essere i soli artefici dei mutamenti sociali, culturali ed economici dell’essere umano. Ecco spiegato perché la fiducia verso le istituzioni è in calo costante in tutto il vecchio mondo occidentale, almeno dal profetico libro di Almond e Verba sulla cultura civile e la democrazia.