Certa chiesa non parla in nome di Dio

Quest’anno il festival di Sanremo è una manna dal cielo per il Vescovo di Ventimiglia perché tutta l’Italia scopre che esiste un Vescovo a Ventimiglia perché questi attacca Sanremo. Ed è una manna anche dal cielo per qualche prete o altro membro della chiesa in cerca di 15 minuti di gloria che andrà ad inventare una messa o preghiera in “riparazione” delle tanto “sciagurate azioni” perpetrate in quel satanico posto di Sanremo. Spesso ci chiediamo se queste boutade sono frutto di un copione pre registrato, ma sempre più è evidente che la realtà è ben diversa e che richiederebbe una riflessione ben più importante e una preghiera riparatrice (oltre ad una azione riparatrice) non su Sanremo ma sulla chiesa stessa. I Vescovi sembrano aver sostituito i signorotti di una volta (vabbè che spesso i due ruoli si confondevano), arroccati nei loro castelli (oggi villini di campagna o attici vista mare) e attorniati da uno stuolo di cortigiani che come gallinelle si accalcano per raccogliere un poco di grano dalla mano del pastorone. Dinnanzi ad una siffatta abitudine da corte, è normale che il narcisismo, quando si scontra con la realtà dei fatti di un mondo altro che se ne frega altamente del “potere” di un Vescovo, implode e comincia a fare i capricci come un bambino al quale viene tolto il giocattolino. Ma perché, noi ci chiediamo, tutta questa Chiesa che ora si sta sperticando con grande veemenza contro una “lavata di capo” non usa almeno l’1% di questa forza nell’attaccare azioni che veramente “fanno piangere Gesù” quali gli abusi sui minori (taciuti), gli stipendi di Vescovi o Cardinali (almeno 4 volte quelli di un normale impiegato), lo Ior e la sua gestione negli anni, i soldi che girano nei pellegrinaggi, la gestione dell’8 per mille e tante altre cose che non stiamo qui a elencare perché altrimenti ci vorrebbe un libro?
La Chiesa, ormai è sotto gli occhi di tutti, o comunque certa Chiesa, non parla più in nome di Dio (forse non vi ha mai parlato se non in qualche sparuto angolo della storia) ma in nome di un potere consolidato misto ad un narcisismo recondito dei propri ministri. Quando nel Vangelo troveremo che Gesù andava in giro in fuoriserie con l’autista, che aveva la casa in città una in campagna e una al mare, che faceva feste e festini con succulenti gamberoni e fiume di caviale, che si attorniava di bei fanciulli e che quel “lasciate che quei bambini vengano a me” ha un seguito vietato ai minori di 18 anni, allora sì che potremmo dire che questa Chiesa parla in nome di Dio e potremmo lamentarci di quello scapestrato che ha simulato un battesimo e che quindi, in nome della salute pubblica, ha bisogno come minimo di un rogo.
Alain Calò

Il comunicato stampa del Vescovo Suetta
Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso.
La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante.
Il brano presentato, già nel titolo – Domenica – e nel contesto di un coro gospel, alludeva al giorno del Signore, celebrato dai cristiani come giorno della fede e della risurrezione, collocandolo in un ambiente di parole, di atteggiamento e di gesti, non soltanto offensivi per la religione, ma prima ancora per la dignità dell’uomo.
Non stupisce peraltro che la drammatica povertà artistica ricorra costantemente a mezzi di fortuna per far parlare del personaggio e della manifestazione nel suo complesso.
Indeciso se intervenire o meno, dapprima ho pensato che fosse conveniente non dare ulteriore evidenza a tanto indecoroso scempio, ma poi ho ritenuto che sia più necessario dare voce a tante persone credenti, umili e buone, offese nei valori più cari per protestare contro attacchi continui e ignobili alla fede; ho ritenuto doveroso denunciare ancora una volta come il servizio pubblico non possa e non debba permettere situazioni del genere, sperando ancora che, a livello istituzionale, qualcuno intervenga; ho ritenuto affermare con chiarezza che non ci si può dichiarare cattolici credenti e poi avvallare ed organizzare simili esibizioni; ho ritenuto infine che sia importante e urgente arginare la grave deriva educativa che minaccia soprattutto i più giovani con l’ostentazione di modelli inadeguati.
Sono consapevole che la mia contestazione troverà scarsa eco nel mondo mediatico dominato dal pensiero unico, ma sono ancora più certo che raggiungerà cuori puliti e coraggiosi, capaci di reagire nella quotidianità della vita ad aggressioni così dilaganti e velenose. Soprattutto sono convinto di dover compiere il mio dovere di pastore affinché il popolo cristiano, affidato anche alla mia cura, non patisca scandalo da un silenzio interpretato come indifferenza o, peggio ancora, acquiescenza.
Vero è, come dice il proverbio, che “raglio d’asino non sale al cielo”, ma stimo opportuno sollecitare le coscienze ad una seria riflessione e i credenti al dovere della riparazione nella preghiera, nella buona testimonianza della vita e nella coraggiosa denuncia.
Sanremo, 2 febbraio 2022.
✠ Antonio Suetta
Vescovo di Ventimiglia – San Remo