CHE GRAN FIGLIO DI PUTIN?

In queste ore il Covid è stato spodestato dall’aggressione di Putin all’Ucraina. Il contesto internazionale è sicuramente molto complicato e necessiterebbe, ovviamente, di approfondimenti molto più ampi e sicuramenti condotti da maggiori esperti in materia, ma lo strumento del pensiero che è insito in ognuno di noi ci permette di poter fare dei ragionamenti su questa guerra. Premesso che arrivare ad una guerra è sempre un fallimento per tutti ed è difficile poter dare oltre ragionevole dubbio ragione ad una parte rispetto ad un’altra (certo che comunque l’Ucraina, tranne se spinta da istinti suicidi, non avrebbe mai stuzzicato troppo il vicino invadente e quindi è facile capire da parte di chi stanno le maggiori responsabilità), è curioso come l’Occidente stia reagendo a questa guerra. Perché l’Occidente, palesemente avviato ormai sul viale del tramonto, è ormai arroccato al buonismo delle sanzioni perché la guerra è cosa barbara nel III millennio dimenticando che non si fece scrupoli a fare guerra, sempre nel III millennio, in Iraq o in Libia (tanto per citare due esempi). La verità è che l’Occidente ha, giustamente, paura dell’arsenale atomico della Russia, un arsenale che porterebbe a grande distruzione. Ma anche l’Occidente ha, a sua volta, un arsenale atomico, magari anche più potente di quello russo, cosa che non ha praticamente fatto spaventare il Cremlino che quindi sta procedendo spedito verso la tanto paventata denazificazione dell’Ucraina (con un attacco cominciato il 24 febbraio, data di costituzione, o comunque di compimento della formazione, del partito Nazista… ironia della storia). Tutto ciò dimostra la debolezza dell’Occidente e ancor di più dell’Europa, arroccata nei pensieri nazionalistici (e provincialisti) di ciascuno Stato che non permette la giusta unificazione, o comunque cooperazione, che farebbe del continente Europeo una grande superpotenza.
Ma questi sono discorsi troppo utopici e troppo triti e ritriti che tornano di moda dinnanzi a queste crisi. Da segnalare, quindi, altri aspetti di questa guerra, prima fra tutti come sia la scienza (e nello specifico la “scienza della Spazio”) la vera portatrice di pace con una Stazione Spaziale Internazionale in cui cooperano (e come è diramato continueranno a cooperare) pacificamente tutte le persone di ogni nazionalità presenti lassù (altri esempi si trovano in giro per la rete nelle varie dichiarazioni). Essere affascinati dallo Spazio ci permette di conoscere l’umiltà perché ci fa toccare con mano come siamo un puntino di periferia di periferia di periferia e non al centro dell’Universo. Essere affascinati dallo spazio non ci fa vedere i russi, gli ucraini, gli europei, gli americani ma soltanto gli esseri umani che non devono utilizzare il proprio tempo e pensiero per la creazione di confini (utili solo a scatenare guerra) ma a preservare l’intera Terra come pianeta (non ne abbiamo una seconda a nostra disposizione) e allargare i nostri orizzonti nella ricerca di nuove terre. E anche dalla fantascienza ci viene un importante insegnamento. Andate a leggere un libro un po’ datato che si intitola “Dossier Lomokome” in cui si dà un modo alquanto “strano” per evitare la guerra e, soprattutto, l’uso dell’atomica. Buona lettura.
Alain Calò
(foto Dagospia)