Erano in cento circa all’ incontro con Anna Vasquez, autrice del romanzo “Quei passi”, tenutosi sabato sera al piccolo teatro del plesso Mulino a Vento della scuola primaria. Quello di sabato è stato il primo del ciclo primaverile degli incontri con gli autori che il comune di Troina organizza. Per un piccolo paese come Troina, non è poco raccogliere cento lettori e lettrici che si incontrano e per discutere con l’autrice del libro che hanno letto o che si apprestano a leggere perché ne hanno già sentito parlare e trovano di grande interesse il tema di cui parla.
“Quei passi”, il romanzo che si è classificato al terzo posto nel concorso “Premio letterario Clara Sereni” categoria romanzi inediti, edizione 2020, affronta il tema della violenza sulle donne di grande e drammatica attualità. Nella fascetta del libro è annunciato ellitticamente il tema del romanzo: “La storia di una violenza raccontata con pathos ci immerge nelle conseguenze che la psiche femminile può subire”. Ne hanno parlato, sabato sera, con l’autrice Vasquez i lettori: Pippo Cantale, Irene Chiavetta, Melina Impellizzeri, Salvatore Leanza, Marinella Pacino, Rosalinda Patanè, Silvano Privitera, Massimiliano Ragusa e Silvana Romano, assessore comunale che ha rivolto anche un saluto ai convenuti a nome dell’amministrazione comunale. Tra un intervento e l’altro, Lavinia Trovato Lo Presti ha letto tre brani del romanzo. Lo stupro è un evento traumatico per la donna che lo subisce. Dopo lo stupro, compaiono nella donna attacchi di panico, sensazioni di disorientamento e disgusto. Questi gli effetti su Sara, la vittima dello stupro di sui si narra nel romanzo: “…La testa non riesce a pensare. Nulla. Buio. Silenzio. Non sento odori, sapori…”. Le leggi contro la violenza sulle donne ci sono. Sono previste pene severe per quegli uomini che la praticano. Ma intervengono dopo che le donne la subiscono e denunciano. Di fatto, non hanno risolto questa terribile questione. Per combattere questo triste fenomeno non basta la repressione. Bisogna affrontarlo alla radice, nella formazione dell’identità maschile perché, – com’è sancito nella convenzione di Istanbul del 2011, approvata dall’Italia nel 2013 -, “la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito loro la piena emancipazione”. Recidere queste radici richiede una rivoluzione culturale, che devono fare gli uomini perché la violenza sulle donne è problema degli uomini e non delle donne.