Tempi lunghi e inasprimento della guerra Ucraina-Russia

Fino a quando durerà la guerra che vede, al centro del continente europeo, contrapposte la Federazione Russa, potenza che aggredisce ed invade, e l’Ucraina, paese che si difende dall’aggressione? Non è possibile fare delle previsioni precise perché non si conoscono gli obiettivi che la Federazione Russa vuole raggiungere (riportare l’Ucraina sotto il diretto controllo russo? controllare l’affaccio sul Mar Nero dal Donbass fino ad Odessa passando per la Crimea?).

Da quello che sta accadendo e dal posizionamento delle forze in campo, Usa e Federazione Russa in particolare, ci si devono attendere tempi lunghi e un inasprimento dello scontro. Ci sono degli elementi che fanno pensare ad una strategia degli Usa che punta ad un rovesciamento di Putin dalla guida della Federazione Russa. A parole, gli Usa dicono che il loro obiettivo non è un “regime change” in Russia, ma l’inasprimento delle sanzioni e il sostegno militare all’Ucraina per prolungare la guerra di resistenza all’aggressione russa fanno pensare che questo sia il loro vero obiettivo. Anche le accuse del presidente Biden a Putin di essere un criminale di guerra da portare davanti alla Corte penale internazionale dell’Aia, fanno pensare a questo obiettivo. Ma questo è possibile solo se la Federazione Russa Putin perda la guerra, si liberi di Putin e lo consegni ai vincitori che lo conducano davanti la Corte dell’Aia. E’ un evento altamente improvabile perché la Russia non è la Serbia di Milosevic. La Russia è una potenza imperiale dotata di uno spaventoso arsenale nucleare. Lo è stata una potenza imperiale quando erano gli Zar a governarla e dopo, quando fu, per 74 anni, la Repubblica egemone dell’Urss. Non aver visto riconosciuto, dopo la fine delle guerra fredda, dall’Occidente guidato dagli Usa lo status di potenza imperiale, per la Russia è stato un motivo di profondo risentimento. Al risentimento si aggiunge la preoccupazione suscita dall’allargamento ad Est della Nato fino a comprendere Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia. Per chiudere il cerchio della Nato attorno alla Russia, manca solo l’Ucraina, che la cultura russa considera come sua terra madre. Dall’Ucraina passarono l’esercito napoleonico nel 1812 e quello hitleriano nel 1941 per invadere la Russia. Tra la Nato e la Russia non ci sono più quelle che gli esperti di geopolitica chiamano “buffer zone”, zone cuscinetto. L’avvicinamento della Nato ai sui confini è percepito dalla Russia come una minaccia. La Russia sa che la Nato è un’alleanza tra Stati diversa dalle alleanze che gli Stati stipulavano nell’Ottocento facendosi delle promesse reciproche. La Nato è un’alleanza politico militare particolare in cui c’è un esercito permanente integrato, con un comando integrato e con a capo un comandante supremo, che è un capo di stato maggiore che lavora 24 ore su 24 ore. “Una capo di stato maggiore che fa quello che fanno tutti capi di stato maggiore: preparare la prossima guerra con un nemico”, come ricorda l’ambasciatore Sergio Romano. Concepita e realizzata nell’immediato secondo dopoguerra, nel 1949, la Nato aveva la missione di contenere e respingere un’eventuale e temuta avanzata dell’Urss verso occidente. Nel 1991, l’Urss crollò ma la Nato rimase. Era venuta meno la ragione per la quale era stata costituita, ma non fu sciolta. Perché? Lo spiega molto bene l’ambasciatore Romano: “L’establishment americano non rinuncia a considerare la Russia un nemico e allora mettiamoci nei panni di un paese che vede avanzare verso le proprie frontiere un’alleanza politico-militare il cui scopo è quello di preparare la guerra”. Putin chiama la guerra di aggressione all’Ucraina “operazione militare speciale”. Ma quella che l’Ucraina sostenuta militarmente dai paesi dell’Occidente sta combattendo con determinazione è una “proxy war”, una guerra per procura, per conto della Nato e degli Usa.
Silvano Privitera