La circostanza è stata testimoniata da Antonio Ciavola, ex dirigente della Squadra mobile di Enna (ora in servizio a Caltanissetta), sentito per quattro ore nell’udienza di venerdì 29 aprile. Il poliziotto riferito che la proposta venne avanzata dal vescovo Rosario Gisana, ma che il giovane la rifiutò, ritenendola immorale e illecita.
In aula – riporta l’Ansa – sono state lette anche alcune chat a sfondo sessuale intercorse tra Rugolo e alcuni ex alunni della scuola dove per anni ha insegnato, nonché con giovani residenti nel territorio di Ferrara dove il sacerdote era stato trasferito. Secondo gli inquirenti, il modus operandi del giovane prete era teso ad agganciare i giovani in condizione di fragilità psicologica.
Avv.Denis Lovison
“Sentiremo anche la versione del vescovo e dell’avvocato che seguì la trattativa e vedremo quale documentazione in più ci sarà”, commenta l’avvocato Denis Lovison, del foro di Ferrara, componente del collegio difensivo di Rugolo.
“Intanto è stato confermato che nessun materiale pedopornografico è stato ritrovato in nessun dispositivo informatico – prosegue il legale – Ora aspettiamo di sentire i testi e tra loro il perito informatico. Da rilevare, dato che è stato descritto come un mostro, che lo stesso giorno in cui è stata data esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, Ciavola fece un appello nella trasmissione ‘Chi l’ha visto’, su Rai Tre, per invitare chi avesse subito abusi a presentarsi: nessuno si è presentato. E ricordo che non esistono testimoni diretti dei fatti, solo persone alle quali dopo anni è stato raccontato che don Giuseppe avrebbe fatto qualcosa, o meglio, indotto qualcuno a fare qualcosa. Siamo fiduciosi, faremo emergere la verità dei fatti”.
La prossima udienza è in calendario il 7 luglio, quando verrà sentita la vittima, parte civile nel processo.
by estense.com
Link news collegata:
Processo al prete di Enna – don Rugolo, nessuna immagine compromettente nel cellulare