Enna: “non fiori ma opere di bene” per la stazione ferroviaria

Enna: “Non fiori ma opere di bene” per la stazione ferroviaria

di Massimo Greco

Mentre al Comune di Enna si assiste a piroette politiche e avvicendamenti assessoriali di chiara matrice elettorale, in altre sedi si prendono decisioni vitali per il nostro territorio. Nulla di strano se non fosse che a queste decisioni avrebbero dovuto partecipare le Istituzioni locali esponenzialmente rappresentative delle comunità.

In attesa di acquisire copia dei verbali relativi alle celebrate conferenze di servizi, non possiamo che prendere atto con tanta amarezza dell’ennesimo sfregio nei confronti del nostro territorio.

Lo spostamento dell’attuale scalo ferroviario in località Calderari previsto nel progetto di collegamento “Palermo – Catania – Lotto 5: Dittaino – Catenanuova” e paradossalmente definito “Nuova Enna”, colpisce uno di quegli asset infrastrutturali strategici per la sostenibilità di un’area interna e centrale come la nostra.

Proprio nei giorni scorsi avevamo affiancato la creazione dello scalo ferroviario, alla realizzazione dell’autostrada e all’elevazione di Enna a capoluogo di provincia, quali “big players” capaci di generare effetti moltiplicatori in termini di sviluppo sociale ed economico.

A questi tre “motori dello sviluppo” ci siamo permessi di affiancare la più recente realizzazione dell’Università Kore, sì proprio quell’Istituzione capace di generare capitale umano, sociale ed economico a cominciare da quanto già fatto in questi 17 anni per finire nel realizzando progetto del Policlinico.

Ed è con gli occhi del nascituro Policlinico che la questione dello strappo ferroviario assume una veste melodrammatica.

Alcuni esponenti della politica locale, che non hanno esitato a “stracciarsi le vesti” per respingere le avances nissene, nulla hanno fatto per impedire che il citato progetto delle Ferrovie dello Stato venisse portato alle programmate e nefaste conseguenze, così come, del resto, nulla hanno fatto per riscontrare la legittima esigenza dell’Università Kore di ampliare l’offerta ricettiva degli studenti. In questo contesto manifestamente deficitario, in cui è stato pure chiesto alla stessa Università di trasferire a Enna-Alta una o più facoltà, bisognerebbe gradire “non fiori ma opere di bene”.