Valguarnera. Commozione e rabbia per morte neonato all’Umberto l di Enna. Papà Rosario Arena racconta il calvario suo e della compagna Lorenza

Valguarnera. Commozione, smarrimento, sgomento e rabbia, tanta rabbia. Il dolore è difficile lenirlo, soprattutto quando pensi che a procurarlo possono essere stati altri. L’imprenditore Rosario Arena, papà del neonato, la cui morte sarebbe avvenuta subito dopo il parto cesareo della sua compagna Lorenza, presso il reparto di ostetricia dell’Ospedale Umberto l di Enna, non sa darsi pace. E nel riporre piena fiducia nell’operato della Magistratura, chiede che sulla delicata e spinosa vicenda si faccia piena luce. Le dinamiche sono ancora tutte da chiarire, l’esame autoptico dovrebbe fare piena luce su come è morto il povero bimbo. A distanza di pochi giorni, dopo che la Procura della Repubblica di Enna ha già iscritto tre medici nel registro degli indagati, invia alla nostra redazione una lettera toccante nella quale ripercorre il calvario suo e della sua compagna Lorenza. “La morte del mio bambino – racconta Rosario Arena – è stato un evento drammatico e difficile da affrontare, in pochi istanti tutto è cambiato, mi sono trovato costretto a prendere tante decisioni impreviste e sofferte. Appena ci hanno comunicato la notizia della morte del bambino, mille emozioni mi sono passate per la testa: incredulità, confusione, paura, rabbia, dolore fisico e psicologico, rifiuto della realtà. Non è possibile, vi state sbagliando, continuavo a ripetere ai medici.”. Ma la realtà era purtroppo cruda. Ben presto però resosi conto che ormai l’irreparabile era accaduto, ha chiamato subito i carabinieri. “A mente lucida- continua Arena – ho messo da parte i sentimenti, non sono neanche entrato in sala a vedere mio figlio, sapevo che Lorenza stava bene, l’unica cosa che potevo fare era chiedere la verità e dare giustizia a mio figlio e a Lorenza. Il cellulare in quell’area dell’ospedale non riceveva segnale, quindi mi sono precipitato subito all’esterno ed ho messo in moto la macchina della Giustizia, chiamando per primi i Carabinieri di Enna che immediatamente si sono precipitati ed hanno iniziano le indagini. Ho avvertito dell’accaduto anche il mio avvocato Arnaldo Faro di Agrigento che prontamente ha inviato una Pec al Procuratore della Repubblica di Enna, e nominato il Prof. Emiliano Maresi di Palermo come medico legale di parte. Alla fine quando mi sono reso conto di aver fatto tutto il possibile, con il cuore in mano sono ritornato in quella maledetta sala per andare a conoscere mio Figlio morto e dare il mio conforto alla mia amata Lorenza, che continuava a chiedere di lui. Quando ho chiesto spiegazioni al primario, la risposta che mi è stata data è stata: che “il tracciato era perfetto”, che aveva sentito il battito del bambino fino all’ultimo minuto e che assieme alla sua equipe non sapeva cosa fosse potuto accadere. Da quella spiegazione –va avanti Arena- ho pensato subito all’errore umano. Adesso un chiodo fisso pervade la mia mente che mi tormenta in ogni istante, ovvero che le manovre prima della gravidanza non siano state compiute in modo corretto da parte dei sanitari presenti. Avrei preferito che al parto fossi stato presente pure io, per discutere con il personale ostetrico quali fossero le cose da fare. Avrei potuto oppormi alle manovre che stavano eseguendo a Lorenza durante le fasi dell’anestesia Epidurale. “Piangevo e urlavo dal dolore, fermatevi, mi state facendo male” continuava a ripetere Lorenza. “Signora se vuole far nascere suo figlio- la risposta dei sanitari- deve collaborare”. “Tanto era l’amore di vedere, quanto di conoscere e toccare mio figlio, che ho stretto i denti e ho continuato a soffrire in silenzio” mi ha riferito Lorenza. Ma il primario dov’era quando ti stavano maltrattando durante le manovre per eseguire l’epidurale, perché non ha fatto nulla?” chiesi a mia moglie. Dopo il silenzio…” Da quel momento- scrive ancora Arena nella sua lettera- ho ripercorso in pochi istanti tutto il periodo della gravidanza, Lorenza è stata una mamma attenta, non abbiamo lasciato nulla al caso, ci siamo fatti seguire dai migliori medici, abbiamo seguito il protocollo che il Ministero della Salute consiglia alle donne in gravidanza, la morfologica eseguita a Palermo presso un centro molto rinomato, il DNA fetale a Roma, alimentazione corretta, tutti elementi positivi, che hanno portato ad un equilibrio perfetto della gravidanza durante tutto il periodo dei nove mesi. Un bambino importante, una struttura corporea perfetta, un peso che si aggirava intorno ai 4,5 kg, alto 55cm, un volto d’Angelo”. Rosario non riesce affatto a metabolizzare il dolore suo e della sua Lorenza, sa però che la vita continua e va avanti e non deve sentirsi affatto in colpa perché ha fatto tutto quello che doveva fare, ma per lui ancora non è così: “Mi sento in colpa nei confronti del mio bambino, ho pensato di non essere riuscito a proteggerlo, di non essermi accorto in tempo di cosa stava accadendo, e di avere commesso qualche errore che ha causato la sua morte. Il rientro a casa, alla “routine”, è stato molto difficile. Una fatica psicologica e fisica immane, ritornare nel mondo normale, con la sensazione di avere perduto tutto. Siamo tornati a casa a braccia vuote, come il momento in cui si affaccia nitido per la prima volta il dolore del lutto, è tutto vero, è tutto finito, il mio bambino è morto”. Rosario Arena, Lorenza Stimolo ed i loro familiari infine, intendono ringraziare tutta la comunità valguarnerese e tutti coloro che sono stati loro vicini in questo momento di grande dolore, comunicando che la salma del piccolo corpicino sarà tumulata presso il cimitero di Valguarnera, subito dopo la benedizione della stessa nella chiesa cimiteriale, giovedì 12, intorno alle 10,30.
Rino Caltagirone