Troina, ritorna la sagra della “vastedda cu sammucu” prodotto tipico d’eccellenza ed esclusivo della cucina troinese

Da domani sera fino a domenica sera, lungo le vie Nazionale dall’incrocio con via San Silvestro e Umberto I all’incrocio con via Pintaura nel quartiere San Basilio, si svolgerà la sagra della “vastedda cu sammucu”, il prodotto da forno tipico esclusivo della gastronomia troinese. “Dopo due anni di pausa forzata per la pandemia, ripartiamo con lo stesso obiettivo di dare risalto all’evento principale della nostra città e farlo divenire un evento di richiamo regionale con un grande gioco collettivo di squadra”, ha dichiarato l’assessore Stefano Giambirtone. Nei tre giorni della sagra, oltre a degustare vastedda cu sammucu accompagnandola con un sorso di vino buono, si potranno assistere a manifestazioni culturali, ascoltare musica e canzoni musicali (Lello Analfino e i Tinturia), vedere spettacoli di gruppi folcloristici, di cabaret mostre e cortei storici con figuranti in costumi d’epoca e fare passeggiate guidate nell’antichissimo centro storico del paese. L’ingresso alla sagra è gratuito. Ad accogliere i visitatori ci saranno gli studenti del corso alberghiero dell’Istituto omnicomprensivo Don Bosco-Ettore Majorana. Nella mattinata di domenica l’Associazione provinciale cuochi e pasticceri ennesi e l’Unione cuochi regionale Sicilia faranno vedere come si prepara questo prodotto da forno troinese secondo la ricetta tradizionale tramandata di generazione in generazione da tempi immemorabili.

La “vastedda cu sammucu” è una focaccia farcita di forma circolare che si fa impastando farina di grano duro, lievito naturale, uova e strutto. Uno strato d’impasto così ottenuto a forza di braccia viene steso sulla teglia circolare e coperto di fette di tuma di latte vaccino, salame e pancetta. Un altro strato dell’impasto copre e chiude la vastedda, che prima di essere infornata viene cosparsa di fiori di sambuco. Sulle origini della vastedda cu sammucu, Franco Amata, docente universitario di storia dell’agricoltura in pensione e sindaco di Troina dal 1987 al 1992, scrisse un piccolo e pregevole saggio nel quale avanza delle suggestive ipotesi. Secondo Amata, le origini della “vastedda co sammucu” risalgono al periodo compreso tra Quattrocento e Cinquecento. Sono quelli gli anni in cui si afferma il culto per San Silvestro, monaco basiliano, che i troinesi di allora scampati alla peste del 1575 (su 6 mila ne morirono mille e duecento) scelsero come patrono della loro città in sostituzione di San Nicola da Tolentino. C’è una stretta coincidenza tra i festeggiamenti primaverili tra maggio e giugno in onore di San Silvestro e la vastedda co sammucu, che viene impreziosita con i fiori di sambuco che si raccolgono nello stesso periodo dell’anno. Ma è non solo per aromatizzare la vastedda che si usano i fiori di sambuco. Per aromatizzare le pietanze della cucina troinese ci sono fiori e semi di altre piante di cui la campagna troinese è ricca. Nel folklore germanico medievale e in quello dei popoli gaelici, come gli scozzesi, il sambuco era denominato “l’albero di Holda”, la fata benevola dai lunghi capelli biondi.

I monaci tedeschi piantavano alberi di sambuco a protezione delle loro abbazie, anche i contadini scozzesi li piantavano sulla loro terra per proteggerla da ogni energia negativa e dagli attacchi dei fulmini come facevano i contadini troinesi che piantavano alberi di sambuco attorno le loro case di campagna per metterle al riparo dagli spiriti maligni. E’ molto probabile che questa venerazione dei popoli del nord Europa per l’albero di sambuco sia arrivata a Troina attraverso i Normanni, che scelsero Troina nell’XI secolo come prima capitale del regno che stavano costruendo in Sicilia.
Silvano Privitera