Auguri al nuovo Vescovo di Nicosia Giuseppe Schillaci

Una folla gremita ha accolto il nuovo Vescovo della Diocesi di Nicosia Giuseppe Schillaci. La presenza di un nuovo Vescovo è testimonianza che la Diocesi di Nicosia continuerà a vivere (qualcuno già sta cercando di campare meriti, ma sarebbe meglio lasciare alla Storia questo giudizio). Anche noi ci uniamo alla festa per il nuovo Vescovo, sicuramente una figura importante per la comunità tutta e, proprio perché importante, una figura che richiede un grande impegno. Dietro questa figura si incanalano speranza e fedi del popolo, del gregge mite che si deve far guidare dal Pastore. E il Pastore può decidere se portare il proprio gregge tra pascoli erbosi o tra le rocce. Noi, non volendo certamente dettare l’agenda al Vescovo, vogliamo fare i nostri auguri augurandoci diverse cose. A nostro modesto parere, la Chiesa dovrebbe essere un qualcosa di tutti senza la creazione di “gruppetti” ristretti in cui vi è qualcuna alla quale viene demandato il compito di decidere “quali amici invitare e quali no” come se il pastore, subappaltando, va a scegliere quale pecora invitare e quale no. La Chiesa non è un club elitario ma è un qualcosa di universale in cui tutti possiamo, se lo vogliamo, partecipare senza passare attraverso le selezioni (quello, in caso, lasciamolo a Miss Italia). Speriamo in una chiesa senza “difensori d’ufficio” il cui unico modo per affrontare un dialogo è quello di usare epiteti e giudizi di valore che poco hanno a che fare con la concretezza di un ragionamento. Sempre tornando alla metafora del gregge, non abbiamo bisogno di “cani pastore”, abbiamo bisogno del Pastore. Non abbiamo bisogno di nuovi altari o nuove residenze estive, abbiamo bisogno di poter trovare nel Vescovo di Nicosia una persona amica, pronto al dialogo e al confronto vero con i vicini e con i lontani (tutti), abbiamo bisogno di ritornare a essere tutti gregge senza le pecore dalla lana più bianca rispetto alle altre. Abbiamo, quindi, bisogno di una Chiesa che torni a fare la Chiesa, che sia punto di riferimento per tutti, che non sia palcoscenico per alcuni, che ci faccia conoscere il volto di Dio e non quello di Cesare. Il Suo motto è certamente un motto molto impegnativo: “Non per essere servito ma per servire” che fa capire come la Chiesa, quella vera, rifiuta le corti, rifiuta i “cerchi magici” e abbraccia tutti per essere servitore di tutti. Questo è l’Augurio che Le rivolgiamo. Noi saremo attenti osservatori, come direbbe Manzoni saremo “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”, pronti a sollevare dubbi quando ci saranno posti (anche se da qualcuno saremo, in barba ad ogni principio democratico e cristiano, definiti in maniera sprezzante “minoranza”) e pronti a notiziare di belle iniziative da Lei condotte. Insomma, da un lato l’augurio a Lei di essere buon Pastore, da un lato l’impegno da parte nostra (che abbiamo sempre onorato) di essere osservatori corretti.
Alain Calò