Enna. Anniversario beatificazione beato Girolamo De Angelis

Il 7 Luglio del 1867, durante la celebrazione di beatificazione di duecentoquattro cristiani martirizzati in Giappone dal 1617 al 1652, il martire ennese Girolamo De Angelis SJ veniva elevato agli onori degli altari da papa Pio IX. La celebrazione avvenne nel contesto dei festeggiamenti del diciottesimo centenario del martirio dei santi Pietro e Paolo ma la risonanza dell’evento fu minima in Italia, a causa delle vicende politiche, della liberazione di Roma e la fine del potere temporale del papato, oggetto di grandi tensioni.
Perché ricordare questa data?
Per continuare ad agognare una canonizzazione che sembrerebbe interessare solo pochi?
Sembrano ancora collidere la indiscussa ieraticità di una figura tanto mirabile sul panorama sia religioso che scientifico con il disinteresse imperante da parte di una città e di una diocesi che stentano a valorizzarlo così come si dovrebbe. Ciò significherebbe che il padre De Angelis non ha più niente da suggerire alla nostra generazione? O forse la marginalizzazione del suo annuncio è proprio la prova che il valore testimoniale di una vita offerta per coerenza di fede, risulta essere la cifra di una presenza profetica che oggi come in passato è meglio mettere a tacere?
Col vivido esempio della sua vita, padre Girolamo, si fa, anche a distanza di secoli, monito al senso comunitario ed universale della nostra fede. Essere cristiani implica un impegno sociale e missionario, cui tutti i cristiani dovrebbero aderire in virtù del proprio battesimo. La sua testimonianza va raccolta con sapienza, coraggio e zelante decisione. Guardando alla sua avventura di fede, ci si rende consapevoli che all’uomo è possibile la fedeltà al Vangelo.
La santità che rifulge in padre Girolamo è commistione di eroismo e semplicità. Forse la sua grandezza risiede proprio nell’aver testimoniato coerentemente e sino all’ultimo il semplice ma impegnativo comandamento all’amore.
La testimonianza del Beato Girolamo peraltro appare di un’attualità disarmante. Come afferma papa Francesco in Evangelii gaudium: «L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza». Quando si vive la solidarietà, attingendola alla contemplazione di Gesù in croce, avviene lo stesso mistero di cambiamento che coinvolge e trasforma le strutture della società. Sempre in Evangelii Gaudium, infatti, papa Francesco afferma: «confessare che il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne umana significa che ogni persona umana è stata elevata al cuore stesso di Dio». Il cristiano pertanto, ricorda Bonhoeffer, «non deve essere religioso in un determinato modo, fare di sé stesso qualcosa (un peccatore, un penitente, un santo) in base a una determinata pratica religiosa, ma significa essere uomo; Cristo non crea in noi un tipo d’uomo, ma l’uomo. Non è l’atto religioso a fare il cristiano, ma la partecipazione al dolore di Dio nella vita mondana». Questa essenzialmente è stata la via di santità percorsa dal martire ennese, il quale seppe unire in sé l’ardore della fede, che lo portò a realizzare un’efficace opera missionaria, alla passione per la carne sofferente di Cristo che incontrava nella gente che gli veniva affidata.
Eduardo Guarnieri

In foto la statua del Beato Girolamo De Angelis che, prima dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, era possibile venerare nella Chiesa del Gesù a Palermo.