Dimmi per chi voterai e ti dirò che Provincia avrai

La campagna elettorale estiva è in pieno svolgimento e le forze politiche sono quotidianamente impegnate a trovare candidati e programmi adeguati a generare condivisione e unità di intenti nelle labili maglie delle rispettive coalizioni. Sui tavoli di studio, in cui certamente prevalgono le diverse questioni emergenziali, sembra mancare la riforma delle autonomie locali in generale e dell’ente intermedio in particolare che, dopo la brutta figura generata dalla famigerata legge Delrio, è tornata nell’agenda programmatica della politica. E’ stata la stessa Corte Costituzionale nella sua ultima sentenza del dicembre 2021 – melius re perpensa – a far capire al legislatore, e quindi alla politica, che il mantenimento – sine die – dell’attuale architettura istituzionale non è conforme ai principi costituzionali. Diversi sono le parti della Costituzione che non sono in sintonia e tra queste il principio di sussidiarietà, quello di valorizzazione delle autonomie locali e quello della ripartizione istituzionale della Repubblica. In Sicilia, dove le ultime leggi dignitose risalgono agli anni ‘90, si è voluto applicare alla lettera l’art. 15 dello Statuto siciliano istituendo solo sulla carta i liberi consorzi comunali e le città metropolitane. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e dovremmo ricordarcene durante l’esercizio del voto previsto per il prossimo 25 settembre. Più grave è la situazione dalle nostre parti, in cui la presenza di aree interne e centrali richiederebbe un coordinamento istituzionale capace di fornire credibilità e coesione anche nella prospettiva di un PNRR che notoriamente non gradisce estemporanee iniziative comunali da finanziare ma progettualità sostenibili di area vasta. Ci piacerebbe sentire dai diversi candidati che ci chiederanno la fiducia come pensano di affrontare questo problema e saremmo felici se qualcuno si spingesse anche a sviluppare il principio costituzionale di differenziazione per realizzare i nuovi vestiti istituzionali da fare indossare ai nostri territori. Chiediamo troppo?
Massimo Greco

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