Femminicidio di Stato

Femminicidio di Stato
di Massimo Greco

In una una visione contrattualistica, lo Stato si sta manifestando sempre più inadempiente nei confronti dei propri cittadini e le parti del “contratto” sottolineate in rosso sono tante. Fra queste ne spicca una, in cui lo Stato sembra avere con consapevolezza configurato il proprio inadempimento per manifesta incapacità. I casi, ormai settimanali, evidenziano uno Stato che non è nelle condizioni di prevenire questi fenomeni e di assicurare una qualche forma di tutela alle donne vittime di violenza domestica. La riforma del reato di stalking del 2019, nota come “Codice Rosso”, si è mostrata inefficace e limitata solo a consentire alla vittima di presentare una o più denunce alle quali, nella maggior parte dei casi, l’Autorità Giudiziaria prima di adottare provvedimenti di allontanamento dell’uomo violento ha necessità di accertare l’esistenza di concreti ed inequivocabili indizi. In sostanza bisogna verificare se i singoli atti hanno tratto origine da situazioni contingenti e particolari, ovvero se rientrano in una cornice unitaria, se sono cioè collegati, sul piano oggettivo, da un nesso di abitualità e, sul piano soggettivo, da un’unica intenzione criminosa. Nel frattempo il contatore delle vittime di femminicidio per l’anno in corso segna il n. 39. A questo punto, così come avviene nel mondo contrattuale, lo Stato va messo urgentemente in mora per grave inadempimento e per esso coloro che ambiscono ad esercitare il nobile potere legislativo nel Parlamento che si formerà a seguito delle prossime elezioni del 25 settembre. Non sarebbe cosa buona e giusta conoscere il pensiero dei tanti candidati, che infestano chat e social media con i loro proclami elettorali, anche su questa questione?