Leonforte. Sorprende e diverte lo spettacolo “Civitoti in pretura” della NCT Il Canovaccio

Leonforte. “Ci cuntu tutti cosi… chiddu ca ci puzzu cuntari” è una delle affermazioni chiave della commedia “Civitoti in pretura” di Nino Martoglio andato in scena, a cura della NCT Il Canovaccio, lo scorso fine settimana al Chiostro dei Frati Cappuccini.

In essa, l’espressione massima della conflittualità e incomunicabilità linguistica tra istituzioni e popolo, oltre che un mal celato orgoglio per l’omertà avallato come valore ma poi risultante nefasto per tutti.

A proferire tali parole è la timorosa e ingenua lavandaia “Cicca Stonchiti” (interpretata da Loredana Lo Pumo) nel tentativo di difendere il malandrino Giovanni Masillara (Angelino Parano) dall’accusa di un tentato omicidio, in un tribunale improvvisato “ni la piazza di li cappuccini in via d’urgenza”, dinnanzi al Pretore (Rosario Lo Grasso), dall’accento marcatamente lombardo e quanto mai estraneo ai modo di fare e di dire nostrani; in presenza del pubblico Ministero (Enza Barbera) che sembra suscitare stupore per il ruolo ricoperto in quanto donna; e del cancelliere (Paolo Favazza) che fatica a trascrivere con fedeltà quanto viene detto.

Un tribunale in piena piazza dunque, fra delle mura adornate da panni stesi, dalle cui finestre s’affacciano delle comari “curtigghiare” e dalla facile suscettibilità e dove, il vociare tipico di quartiere coinvolge il pubblico in schiamazzi, doppi sensi e terminologie tipiche della nostra identità popolare: “Truscia.. ca.. dda cosa.. ‘nterra” (una delle affermazioni di Cicca in un momento della sua deposizione), rendendo il dibattito processuale un costante fraintendimento linguistico.

L’accusato infatti, è sempre più nei guai grazie alle disastrose testimonianze della già citata Cicca: nella sua benevola ignoranza sin troppo precisa e obiettiva nella narrazione della vicenda; e della guardia giurata Messer Rapa, “Il guardio” (Sandro Rossino): vanitoso e ridicolo nella sua esposizione dei fatti.

I “civitoti” che assistono al processo (alcuni interpretati dagli allievi del TeatroLab) inveiscono o acclamano a seconda delle circostanze rendendo ancora più confusionaria la difesa dell’imputato a cura di un piacente avvocato (Alessandro Todaro) più interessato ad accogliere consensi fra le popolane che a perorare la causa in corso.

Dei canti della tradizione popolare siciliana, eseguiti dal vivo da Angelo Leonardi, fanno da intermezzo tra i diversi momenti dello spettacolo che culmina nell’ennesimo garbuglio: una rissa di piazza che salva in extremis il malandrino Masillara.

“Scerre” di piazza, “fraschiate”, fuitine, canti popolari hanno allietato, nell’originale riadattamento e regia di Sandro Rossino, i numerosi spettatori presenti offrendo: leggerezza, ilarità, ed anche spunti di riflessione sulla nostra “leonfortesità” e più in generale sul senso della giustizia.

In scena, oltre ai già sopra citati: Fabio La Magna, Stefania Galletta, Silvia Babera, Floriana Todaro, Chiara Debole. E con la partecipazione degli allievi del Teatro lab.

Ultimo appuntamento  della rassegna “Scirocco” all’interno del progetto “Venti di Teatro”, sabato 3 settembre, h.21.00, con “Lì-Ardo un falò per Filippo Liardo”: evento immersivo curato con Parco Sottarco e con la guida degli studenti del Medi di Leonforte, che conterrà performance teatrali, attrazioni museali e degustazioni culinarie, nel Piazzale antistante la Chiesa di Sant’Antonio.

Livia D’Alotto

Ph Sofia Arena