Riflessioni laiche: sull’utilità (o meno) della religione

In questo percorso di riflessione che non vuole dare certezze ma porre interrogativi consci dal fatto che ben pochi sono gli strumenti in nostro possesso per poter dare una risposta, il comun denominatore, al momento, di quanto trattato è stata la spiritualità. E forse occorrerà essere più espliciti nel parlare di spiritualità, un qualcosa così intimo che vede ciascuno di noi rapportarci con il trascendentale. E proprio perché così intimo, perché renderlo soggetto ad una legiferazione omologatrice? Che senso ha una religione oggi? La religione dovrebbe raccogliere i precetti di quel determinato rapporto con l’Uomo e Dio, ma perché c’è bisogno di regole? C’è forse un regolamento sul come amare una ragazza? Certamente ci sono dei principi inviolabili quali non fare violenza a quella ragazza, ma oltre quei principi ognuno decide come vivere (o non vivere) quell’amore. Perché non può dirsi della stessa cosa nel rapporto tra Uomo e Dio? Nel momento in cui una cosa così intima si mette sotto un “potere legislativo” siamo dinnanzi, forse, alla morte di quel fenomeno. La religione, con tutti i suoi codicilli, diventa la morte del rapporto tra Uomo e Dio. E, infatti, il rapporto intimo diventa una legge da rispettare, omologatrice, magari non sempre condivisa proprio perché un rapporto intimo. E chi non si omologa al dettame viene “fatto fuori” perché giudicato eretico. Un rapporto intimo di cui dobbiamo avere paura che sia tutto a posto, quindi svuotato dalla troppa forma e dalla poca sostanza. L’unica utilità nella religione, storicamente, è stato quello di creare un potere, la Chiesa, che potesse assoggettare tutti attraverso la paura di essere eretici. Ma anche quella di creare un gruppo sottomesso perché spadroneggiare nell’intimità dell’Uomo è forse il modo migliore per renderlo schiavo perché non è libero neanche nello spirito, inviolabile dimensione. Andrebbe quindi abolita la religione? Non stiamo dicendo questo, ma certamente comprendere che essa è un qualcosa “artificiale” e che il rapporto tra Uomo e Dio dovrebbe essere una cosa naturale che decide ogni singolo Uomo come vivere e proprio per il fatto che ogni singolo Uomo è diverso l’uno dall’altro non può esistere un rapporto uguale. Magari un gruppo più o meno numeroso potrà decidere di condividere comuni idee e riunirsi in una Chiesa, ma nel momento che essi impongono agli altri di pensarla come loro siamo dinnanzi ad una dittatura del pensiero. La Chiesa, quindi, è oggi un nemico? Assolutamente no nel momento in cui non impone agli altri con la forza il proprio modo di rapportarsi a Dio. Ma anche un non “appartenente alla chiesa Cattolica” potrebbe benissimo andare a messa e, tolti tutti gli elementi esteriori (paramenti e altro) che sì possono rappresentare una simbologia ma che all’atto pratico ben poco potrebbe fregarcene, potrebbe cogliere in un’omelia o nel Vangelo una fonte di arricchimento perché una visione diversa o conforme con la propria. La figura di un prete, tolta la missione della “conversione” (le conversioni devono essere spontanee e non indotte), potrebbe essere benissimo quella di un elemento di confronto con una visione, quella Cattolica, in cui si troveranno punti in comune e punti in disaccordo. La figura di prete vista, quindi, dai “lontani”, come quella di uno studioso di quel determinato gruppo che decide di stare alle regole di quel determinato rapporto tra Uomo e Dio. E se il rapporto del singolo va già rispettato, anche quella del gruppo merita rispetto, senza che nessuno prevarichi sull’altro. E, quindi, se si vive in gruppo da lontani godendone i benefici, non c’è nulla di male ad un simbolo del gruppo. Tradotto in italiano: se esistono e si usufruisce delle vacanze di Natale non c’è alcun problema a tenere il crocifisso nelle aule come se (premessa: ammettiamo l’ignoranza degli altri ordinamenti scolastici), qualora usufruissimo di vacanze per il Ramadam, nulla di male ad avere simboli islamici (è un discorso di coerenza, non di altro). Ma né il Cattolico né l’Islamico deve sognarsi di convertire a forza chi non la pensa come loro. Chi decide di vivere la propria fede in altra maniera (o non decide di viverla affatto… anche quello, alla fine è un rapporto) deve essere libero di farlo. Ma nessuno deve credere di avere la risposta assoluta, anche perché, prima del Cattolicesimo e prima dell’Islam (come per qualsiasi altra confessione), esistevano altre religioni, altre regole, a volte totalmente antitetiche con quelle odierne. È il percorso della storia che testimonia come anche i rapporti tra l’Uomo e Dio sia cambiato nei secoli con predominanza di un gruppo rispetto ad un altro. Quindi qui azzardiamo una risposta all’interrogativo posto sull’utilità o meno della religione. E la risposta è che dipende dalla sensibilità di ognuno, ma con la consapevolezza che alla base di tutto vi deve essere il rispetto, altrimenti, tutte le religioni che non hanno nel proprio DNA il rispetto dell’altrui opinione sono non solo inutili ma anche deleterie per l’umanità.
Alain Calò