Sp32 Bivio Villapriolo-Cacchiamo senza manutenzione: i cittadini: “abbandonati dal Libero consorzio di Enna”

Calascibetta. Non c’è pace per i circa 200 residenti della frazione di Cacchiamo, venti chilometri da Calascibetta, costretti a fare i conti con la dissestata strada provinciale che porta al borgo. Se nell’ultimo decennio il problema ha riguardato la Statale 290, chiusa la traffico nel 2012 a causa del crollo di una parte del costone roccioso nel tratto che da Calascibetta porta la bivio Villapriolo, vicenda risolta solo lo scorso anno a seguito di un cospicuo finanziamento, adesso i riflettori si sono accesi lungo la Strada provinciale 32, l’arteria che dal bivio Villapriolo raggiunge il borgo di Cacchiamo. Quasi dieci chilometri di strada sconquassata, dove sono continui i cambi di carreggiata per evitare buche e dossi, rischiano di mettere a repentaglio gli automobilisti. “E’ una vergogna, il Libero consorzio ci ha abbandonati, percorrere questa strada è un continuo rischio”, il commento di chi la attraversa giornalmente. Una strada di vitale importanza, infatti oltre a raggiungere il borgo di Cacchiamo la Provinciale 32, mai una manutenzione negli ultimi anni, viene utilizzata per arrivare a Villadoro, Nicosia e Gangi. A indignarsi per lo stato di abbandono in cui versa la Strada Provinciale è anche don Maurizio Nicastro, 48 anni, prete della chiesa del Carmelo in Calascibetta e di quella di San Giuseppe in Cacchiamo. Un sacerdote alla don Pino Puglisi, vicinissimo ai giovani, con un forte senso della legalità, uno che, già da giovane, nella sua Corleone, terra difficilissima per la forte influenza mafiosa, insieme ai suoi amici si batteva fortemente contro il malaffare Uomo di chiesa, vocazione adulta la sua, don Maurizio, che giornalmente percorrere il tratto della Provinciale 32, per recarsi a Cacchiamo, ha realizzato un video dove racconta le precarie condizioni dell’arteria, inoltre ci dice: “Da decenni la gente di Cacchiamo e non solo vive nel silenzio di un dramma viario. Il borgo, che riposa tra verdeggianti colline, esiste, non esiste invece la strada. Ci troviamo di fronte- continua don Maurizio- a dieci chilometri di pura follia stradale. Percorrere questo tratto di strada, vi posso assicurare, significa rischiare letteralmente la vita. Questa strada è diventata una vera pista di lancio per tutti i veicoli. Le mie-conclude don Maurizio- non sono parole per denunciare l’irresponsabilità delle istituzioni, le ho dette perché spinto da quella volontà di aiutare tutti gli attori del caso per appianare ogni ostacolo e restituire alla comunità del borgo di Cacchiamo la sicurezza della strada”.
Francesco Librizzi