Nicosia. Dal set bagno al mazzo di carte il passo è breve
Nicosia - 02/10/2022
Finalmente a Nicosia viene svelata la nuova opera d’arte che noi comuni mortali non posiamo capire. E quindi, siccome noi comuni mortali non capiamo nulla d’arte, siamo sempre vincolati ad essere gli Ugo Fantozzi della situazione dinnanzi alla meravigliosa pellicola di 18 bobine della “Corazzata Kotiomkin” di Serghei M. Einstein e sentire dai vari professoroni alla Guidobaldo Maria Riccardelli, perché è uno “che conta”, quanto sono belli i montaggi analogici, l’occhio della madre, la carrozzella ecc. ecc. E noi vincolati a sentire queste mirabilia inginocchiati sui ceci perché non riusciamo ad apprezzare.
Ma poi succede che ad un certo punti i Fantozzi della situazione si prendono di coraggio, si alzano, e finalmente esprimono la loro opinione con un bel «Per me… La corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca!» con annessi 92 minuti di applausi dal pubblico e il silenzio tombale del professorone. Perché, come dice un celebre detto, “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace” e mai come ora, ancora una volta, Nicosia si rende partecipe di un acceso dibattito sull’ultima installazione artistica. Perché Nicosia, ormai, si sta trasformando in un museo di arte contemporanea a cielo aperto e l’arte contemporanea, si sa, è quel tipo di arte in cui bisogna calare la testa e andare avanti. Il nuovo turista di Nicosia, infatti, che verrà in questo nostro bel paese, sarà accolto da uno stupendo mazzo di carte servito su rotonda che definire “troppo piena” è un eufemismo. E se è vero che non si cerca il re di denari ma si vuole il fante di cuori e la vita è un gioco, ride chi vince, chi perde piange, a breve vi sarà anche l’accompagnamento sonoro della forza con cui si butta un carico di briscola e le bestemmie quando il compare non gioca la briscola lasciando passare 4 punti. Questa, comunque, è solamente l’ultima perla artistica nicosiana perché, quandanche il nostro turista dovesse evitare di entrare dall’ingresso delle crociate e utilizzare il più sobrio di Santa Lucia, si vedrebbe accolto da una costruzione nientepopodimeno egizia: una piramide, celebre monumento funebre dei faraoni, versione mignon in cui vi è celato un mistero: quale faraone (mignon anch’egli) vi è sepolto? Quali stupende bellezze l’Howard Carter di turno riuscirebbe ad estrapolare? C’è chi dice che quella piramide mignon è stata costruita nei secoli da rifugiati egiziani per non perdere la loro arte (infatti l’hanno messa da parte in una zona periferica del paese), c’è chi dice che il 29 febbraio (data buttata a caso) si illumini d’immenso, c’è chi dice che forse non è nient’altro che un altro monumento che sarebbe meglio togliere in nome di un più equilibrio in quella zona. Ma adesso arriviamo al capolavoro dei capolavori, l’apripista di questo museo d’arte moderna. Entrando nella chiesa Cattedrale, infatti, mentre tutti si aspetterebbero di trovare un altare, in quella posizione potranno ammirare un grazioso set bagno comprensivo di Vasca, wc e lavabo (l’artista che avrà pensato all’opera sarà stato francese e per questo manca il bidet). Ma aldilà di tutto, ritornando all’ultima installazione artistica nicosiana, ovvero il mazzo di carte formato gigante, proviamo adesso a fare i seri: avevamo, ai tempi, lasciato il beneficio del dubbio di voler giudicare una cosa solo a opera ultimata, ora che l’opera è ultimata esprimiamo un giudizio. Senz’ombra di dubbio lodevole l’impegno, ma non deve passare il messaggio che la “critica è facile mentre l’arte difficile” perché sennò in questa maniera potremmo anche mettere un cartellone maxi gigante di un disegno di un bambino di 5 anni davanti la facciata del comune e apprezzarlo solo per l’impegno. L’impegno va, quindi, sempre lodato, ma se una cosa, a furor di popolo (che è il vero padrone del proprio paese e con le varie installazioni deve convivere), viene giudicata “brutta” o comunque che stona con tutto il companatico che c’è dietro, perché non ascoltarlo? Perché bisogna per forza, dato che lo ha detto tizio o lo ha fatto caio, dire che una cosa è bella? Perché dobbiamo essere così ipocriti? Tizio e caio, se sono veramente persone “alte”, apprezzano di più una critica, anche spietata ma costruttiva, rispetto ad un battimani pubblico e una sparlata privata. Perché la critica (costruttiva) è chiara: quella rotonda era già bella in quella maniera, equilibrata in senso orizzontale con elementi ornamentali dati da piante potate in una certa maniera e con dei colori tenui che ben si sposavano tra di loro (la scritta “Città di Nicosia” era la ciliegina sulla torta). Perché si è dovuto per forza mettere uno sviluppo in senso verticale che, oltre a ridurre la visibilità (ma sulla visibilità poco ci importa perché in nome del codice della strada, dobbiamo a prescindere guardarci intorno prima di immetterci nella rotonda), ha inserito un elemento dai colori che non ci azzeccano nulla col contesto, con uno stile per certi versi scimmiottante il Medioevo (quando alla fine i baroni fino al secolo scorso hanno spadroneggiato a Nicosia), e i vari blasoni che veramente ricordano più le carte da gioco o i manifesti elettorali, con un bianco anche forse troppo acceso? Non ci interessa fare discussioni sull’opportunità o meno di celebrare un passato di potentati ecc. ecc., ci interessa fare un discorso puramente estetico dicendo che quella costruzione, bella magari messa in un altro contesto, qui stona e oltre a rendersi brutta rende brutto l’ambiente circostante. Poi, ovviamente, ci abitueremo anche a questa installazione, come ci siamo abituati al monumento funebre egizio e al servizio bagno della Cattedrale, ma per una volta Nicosia potrà mai dotarsi di una cosa che sia la maggioranza della popolazione e non una minuscola roboante minoranza (che si crede mandata dal Cielo a dirimere la questione su cosa sia bello e cosa no) a dire “Finalmente una cosa bella” (come, peraltro, lo aveva detto per la rotonda)?
Alain Calò