Dalla crisi in cui è precipitato il Pd n’esce a sinistra

Gramsci, nel Quaderno 14 del carcere, si chiede se sia possibile applicare all’azione politica il principio di Cuvier secondo cui da un ossicino di un corpo si può ricostruire l’intero corpo. Si chiede anche se sia esatto e fecondo anche in sociologia, oltre la metafora, partendo dalla premessa che gli individui e i gruppi si comportino razionalmente, anche se questo non accade di frequente. E’ una premessa, perché Gramsci è consapevole che individui e gruppi non sempre operano coerentemente e logicamente. Tenendo a mente il principio di Cuvier e le avvertenze di Gramsci nell’applicarlo, provo a trarre delle indicazioni sulla possibile evoluzione del Pd, che è alla ricerca di un’identità per tirarsi fuori dalla crisi in cui è precipitato. E’ una crisi molto seria, quella del Pd, se persino suoi dirigenti e fondatori parlano di scioglimento e di cambio di nome e simbolo. Ci sono altri che suggeriscono al Pd di decidere se essere un partito liberaldemocratico o un partito laburista. Ci sono quelli che orami ritengono che lo spazio a sinistra abbandonato dal Pd lo stia occupando il 5S con Conte. La partecipazione di Conte alla manifestazione della Cgil di ieri a Roma, pare dar loro ragione. Per molti il Pd non è più un partito di sinistra, ma gran parte di quelli che ancora lo votano sono di sinistra e si rifanno alla tradizione comunista. Non si spiega altrimenti il fatto che il Pd resista ancora là dove, Toscana ed Emilia Romagna, il Pci era profondamente ed estesamente insediato. Per restare qui da noi, il Pd è l’unico partito ad avere una presenza diffusa in provincia di Enna perché si è innestato sul troncone del vecchio Pci. A Troina, ad esempio, la sede del Pd è in quell’immobile a due piani di via San Pantheon costruito dai militanti del Pci nella seconda metà degli anni ‘70 del Novecento. L’unico partito del paese ad avere una sede di sua proprietà. Ma non è più quello di una volta. Oggi sta con porte e finestre sbarrate. Però nel sentire comune di quella tradizione comunista si avverte la presenza. E quali sono la particella o l’ossicino di Cuvier che lo fanno pensare? Di questi “ossicini di Cuvier” ne ho colto alcuni assistendo a delle manifestazioni elettorali del Pd per l’elezione dei due parlamentari regionali dell’ennese. Nel comizio che ha tenuto, in piazza Falcone e Borsellino di Troina, Fabio Venezia, candidato del Pd eletto, sono intervenuti, parlando sul palco un anziano militante dell’ex Pci, e una giovane militante del Pd. L’’anziano militante, dopo aver pronunciato un breve e commovente discorso, comincia a cantare “Bandiera rossa” invitando quelli che erano in piazza a cantarla. Invito accolto. La giovane militante nel suo intervento cita la frase di Togliatti sul Pci “veniamo da molto lontano e andiamo molto lontano”. Al cinema teatro Andrea Camilleri per seguire lo spoglio e festeggiare l’elezione di Fabio Venezia a deputato regionale, risuonavano le note e le parole della canzone “Contessa” di Paolo Pietrangeli e della canzone partigiana comunista “Fischia il vento”. Non c’è alcun bisogno di specificare a quale tradizione politica appartengono queste due canzoni. E da questi “ossicini di Cuvier” che il Pd deve partire per definire la sua identità, se vuole sopravvivere e non essere percepito come partito dell’establishment delle zone a traffico limitato.
Silvano Privitera