100 anni dalla Marcia su Roma. È arrivato per l’Italia il tempo di maturare

Son passati 100 anni dalla Marcia su Roma, l’evento che spalancò le porte al Fascismo facendo ottenere a Benito Mussolini il ruolo di presidente del Consiglio dei Ministri e dando il via al Ventennio. Oggi abbiamo a presiedere il Governo un’esponente di un partito che da alcuni viene definito vicino a quell’esperienza, vedendo in ciò una catastrofe per il nostro Paese, non comprendendo che in realtà, assumendo vera la prima affermazione di vicinanza, tale circostanza rappresenta finalmente il modo attraverso cui l’Italia può maturare e disfarsi da “spettri” costruiti ad arte da certa retorica che ha voluto sostituire una dittatura con un’altra ancora più subdola mascherata nella democrazia. Chiariamo subito una cosa: non ci sono le condizioni politiche e storiche per un ritorno ad un Regime in Italia come fu quello fascista quindi questo Governo (o gli altri che verranno) pur se additati come fascisti (ma fascisti comunque non sono) non potranno, e soprattutto non converrà loro, ripristinare quell’esperienza politica. Quindi il primo spettro che è stato cavallo di battaglia di una certa parte politica facendo ben vedere la pochezza dei loro temi (e infatti la sconfitta è stata sonora) si fonda su un terrorismo fine a sé stesso. Anche perché oggi abbiamo una Costituzione scritta e che lascia poco all’interpretazione (a differenza dello Statuto Albertino), abbiamo una situazione sociale ben diversa e un sistema politico lontano anni luce da quel 1922. Perché pensare che ritorni il regime Mussoliniano è quasi come pensare ad una restaurazione monarchica oppure ad un partito Napoleonico in Francia… semplicemente anacronistico e privo di fondamento (ed è inutile richiamarsi ai corsi e ricorsi storici perché ci vorrebbe un mutamento radicale per vedersi nuovamente la situazione che portò alla luce la marcia su Roma). Queste paure totalmente infondate nascono, quindi, con il chiaro intendimento di azzoppare la democrazia (sistema già di per sé alquanto inefficiente ma comunque è questo ciò che ci troviamo) e aver sempre privato negli anni all’Italia l’affermazione di una Destra e una cultura di Destra che ben poco ha a che vedere con il totalitarismo e che invece avrebbe giovato all’Italia come contraltare alla Sinistra che, per lo stesso circolo vizioso che ha investito la Destra Italiana, potrebbe essere assoggettato all’esperienza totalitaria sovietica. Esistono destre e destre ed esistono sinistre e sinistre. E questo Governo sarà l’occasione per dimostrarlo e capire che la logica antifascista, o meglio la logica della libertà, esiste in ognuno di noi e nessuno deve permettersi (perché quello altrimenti diventa il primo germe di una dittatura) di sentirsi unico garante della libertà. Tutti noi abbiamo i nostri pregi e i nostri difetti, chi più chi meno. Bollare acriticamente un periodo storico come qualcosa di nefasto e far ricadere questo “imprimatur” su altri soggetti lontani temporalmente è una stupidaggine deleteria. L’Italia ha bisogno di fare i conti col Fascismo e con l’era Fascista. Ha bisogno di non scandalizzarsi a comando dinnanzi ad una frase del tipo “Mussolini ha fatto anche cose buone” perché in un ampio periodo storico di 20 anni è una frase che per forza deve essere corretta. Durante l’era Fascista il Governo guidato da Mussolini ha portato dei risultati che possiamo definire buoni. Senza voler scadere nei luoghi comuni della bonifica dell’Agro Pontino, basti pensare che una pratica giudicata oggi buona e virtuosa ben lontana da quello che fa l’Italia, ovvero il pareggio di bilancio, è stato raggiunto l’ultima volta nel 1925, tre anni dopo la marcia su Roma. Non è una cosa buona o forse perché, dato che lo ha fatto il Fascismo, va a prescindere bocciata? Vedete che se non affrontiamo la realtà subiamo parecchie contraddizioni e rischiamo di farci molto male. Poi è comunque vero che il Fascismo si è macchiato di grandi crimini uno fra tutti le leggi razziali ma ciò è il gioco della storia e solo facendo i conti con essa, sviscerando il fenomeno a 360° senza preconcetti, si può fare un’accurata analisi “costi-benefici” (e sicuramente il Fascismo avrà avuto una enorme quantità di “costi”, ma non è vero che non ci sia nulla nella casella “benefici”) che permette a tutti noi di imparare dalla storia e capire che la parte cattiva del Fascismo non è l’essere di Destra (il programma del primo Fascismo era addirittura di estrema sinistra) ma l’essersi evoluto come un populismo illiberale (che è un qualcosa di bipartisan) che, nelle condizioni storiche dell’Italia del 1922, poté evolversi in un regime con i costi che conosciamo. Oggi i populismi illiberali esistono ancora e non sono per forza collocati a destra. Dobbiamo riconoscerli per evitare che ci facciano pagare nuovi conti, ma dobbiamo comunque saperne trarre i benefici eventuali da essi, come un vaccino che elabora le proprie difese mediante l’iniezione del nemico. Un altro esempio: si imputa al Fascismo una politica coloniale aggressiva nei confronti dello Stato Sovrano della Libia. Però nessuno lamenta il fatto che l’Inghilterra aveva l’Impero coloniale più esteso del mondo (e chissà come si comportava) o che gli Stati Uniti d’America si sono espansi a Ovest attraverso un vero e proprio genocidio dei Nativi? Non si vuole, con ciò, giustificare il Fascismo, perché le colpe restano, ma tutti abbiamo delle colpe e ciò deriva da una conoscenza della Storia che ci permette anche di non ripetere gli errori.
Lasciamo, quindi, in santa pace ardite e acefale similitudini tra ieri e oggi che ben poco di utile può dare all’Italia. Invece iniziamo a fare i conti con la nostra Storia perché solo da un’accurata analisi del passato può discendere un cittadino più consapevole per il presente e il futuro.
Alain Calò