Padre della Misericordia: il trionfo della fede a Nicosia

Il rapporto tra l’Uomo e Dio è un rapporto molto intimo e speciale. È un rapporto importante che storicamente ha sempre plasmato l’Uomo come essere sopra le bestie. Perché ragionare di assoluto e di trascendenza è un desiderio ma è anche un dono che al momento possediamo solamente noi. E questo desiderio di assoluto, di lasciarci avvolgere dall’infinito è l’aspirazione massima per la nostra natura finita. La fede è certamente un trampolino per fare quel tuffo come direbbe Kierkegaard, un tuffo verso un qualcosa che in realtà non conosciamo e che è ignoto ma al contempo desideriamo ardentemente vivere e avere. La fede aiuta, beato chi ha fede! Ma sia quella genuina, quasi guida alla ricerca della trascendenza e non quella che nei secoli bui è stata utilizzata per assoggettare gli altri.
Oggi a Nicosia è la festa del Padre della Misericordia. Un tripudio di fede! Ed è una giornata importante che, ogni anno, ha una data variabile in quanto festeggiata il terzo venerdì di Novembre. Una festa solenne e importantissima per il territorio nicosiano. Una festa particolare. Una festa religiosa. Una festa che proprio perché particolare e religiosa rappresenta un viaggio nella peculiare storia e spiritualità di Nicosia. La festa del Ringraziamento è la commemorazione del miracolo che, nel 1626, venne fatto, durante la processione del Padre della Misericordia (Crocifisso custodito oggi nella locale Basilica di Santa Maria Maggiore) e che liberò Nicosia dalla peste. Questa commistione tra fede e storia rendono questa festa un unicum del territorio ed è un evento a cui almeno una volta nella vita ognuno di noi dovrebbe assistere. L’emozione che viene trasmessa da tutti i fedeli nicosiani riuniti lì non tanto per chiedere quanto per ringraziare è immensa. E dentro sé, questa festa nasconde un altissimo valore teologico. “Chiedete e vi sarà dato”. Nicosia ha chiesto con fede, in quei terribili giorni del 1626 la rinascita dalla morte portata dalla peste nera che aveva decimato la popolazione. Ha chiesto e si è affidata con fede al messaggio che Dio ha mandato a una vergine di un monastero in cui diceva che la liberazione dalla piaga sarebbe avvenuta solo se si fosse portato in processione il Crocifisso del Padre della Misericordia. Ora comprenderete bene la fede grande che ha avuto il popolo dinnanzi a questa visione. Ben infatti sappiamo, anche dalle letture de “I Promessi Sposi”, di come la peste sia facilmente contagiosa tramite le vie aeree. Fare quindi una processione piena di persone e nei luoghi del locale lazzaretto avrebbe comportato la distruzione totale di Nicosia. Ma il popolo, con clero e Senato dell’epoca in testa, ha ascoltato e ha obbedito. E il miracolo si compì. La tradizione narra che nel momento in cui la processione con il Crocifisso arrivò nel lazzaretto, si scatenò una pioggia che eliminò la siccità che nei mesi precedenti aveva sconvolto il territorio (e la siccità è terreno fertile per la peste). Non solo: i malati iniziarono a guarire. E si racconta inoltre, in alcune versioni, che il Cristo del Crocifisso mosse un braccio per benedire i fedeli presenti. Tante sono le versioni del miracolo, ma sta di fatto che la peste a Nicosia, da quel momento in poi fu sconfitta. E il popolo, in ricordo, ogni terzo venerdì di novembre effettua questa processione per rinnovare la gratitudine che fino ad oggi permane verso questo miracolo. E sono già passati 396 anni. E in mezzo un’altra pandemia: quella del Covid-19. In quei tragici giorni in cui la processione non poteva avvenire per le giuste precauzioni mediche (guai a fare il paragone con il XVII secolo), la fede ha aiutato molti ad alimentare la speranza che sarebbe andato tutto bene. I morti ci sono stati e anche stavolta Nicosia ha pianto diversi suoi figli portati via dalla pandemia. Ma, ancora una volta, non ha vinto la morte ma la rinascita. E forse la processione di quest’anno è ancora una volta il rinnovo del miracolo di ritrovarci, nonostante tutto, a dire, anzi gridare con vera fede “Misericordia”!.
Alain Calò