Le fantasmagoriche avventure di un paziente

Poniamo la nostra storia lontano lontano, …mettiamola in Siberia. La Siberia è un luogo fantastico dove tutto ciò che è normale non avviene come la seguente storia. Un signore di più di 80 anni ha una moglie timorata di Dio e anche tumorata. Ogni settimana prende la Transiberiana per andare a fare la chemioterapia. Un giorno che la coppia è per la chemio, il marito accidentalmente cade e si rompe il bacino. Menomale che vi era la figlia di questi. In tutto il mondo (e la Siberia fa parte di questo mondo) appena succede un problema di salute si va in Ospedale consci del fatto che lì vi sono dei professionisti a cui affidare il malato e stare, quindi, tranquilli. Ma, ricordate, siamo in Siberia… Arrivano in ospedale, arriva il medico di turno, guarda alla bene e meglio il signore e gli dice che non è nulla e con la grazia di Stalin in una settimana si rimette. La figlia, lamentandosi, spinge per fare i controlli al signore dove si conferma la rottura del bacino e, nonostante la grazia di Stalin, la prognosi è “leggermente” diversa: due mesi di assoluto riposo immobile. Potete comprendere lo sconforto che cala in quella famiglia tra la moglie tumorata, la figlia che deve lavorare, l’Ospedale che non può tenere il signore che deve ora stare 50 giorni immobile (alla faccia della grazia di Stalin!). Ma fortunatamente esistono le persone buone che sembrano mandate dal cielo e quel giorno si materializza una di queste che trova un modo per “dispensare” l’anziano fratturato mandandolo in una struttura privata. Finalmente un raggio di sole… ma siamo in Siberia. Il medico della visita alla bene e meglio, comunicatogli della novità, tra una smorfia del tipo “che esagerazione” (ancora è convinto della sua diagnosi) e altro, compila le carte di malavoglia e lo manda ma, essendo in Siberia, il trasporto è una cosa di cui si devono occupare i familiari (d’altronde chi non ha nel proprio garage tutto l’armamentario per trasportare un anziano col bacino rotto?). E vabbè, si riesce a risolvere anche questa situazione con un signore che aveva l’armamentario (ovviamente a pagamento) e finalmente la storia sembrerebbe andare a buon fine. Ma siamo in Siberia! E infatti, dato che lì le comunicazioni sono lente, dopo una settimana, con il cuore ormai tranquillo di tutti, la struttura in cui vi è il signore scopre che manca un atto burocratico e quindi deve mettere alla porta il fratturato (in Siberia si può morire per una carta!). La povera figlia, quindi, che aveva il cuore tranquillo ora si ritrova con la madre tumorata e con i problemi della chemio e il padre col bacino fratturato in una struttura in un altro paese che rischia di uscire da un momento all’altro. La figlia torna, quindi, all’Ospedale perché questo documento lo doveva produrre lo stesso, e scopre che il tutto è stata una dimenticanza nella comunicazione da parte del medico della grazia di Stalin dato che, in Siberia lo devono sapere tutti, i medici fanno i medici e non possono ricordarsi tutti gli altri atti burocratici! Peraltro l’atto burocratico di produrre un semplice fogliettino rientra nella tredicesima fatica di Ercole perché c’è bisogno di un’intera commissione per stilare questo documento. La figlia, quindi, si adopera per cercare i membri di questa commissione. Peccato che, però, il primo membro di essa è un’ex parente della stessa (in Siberia non siamo in Italia, dove siamo ligi ligi, e quindi non conoscono il conflitto di interessi) peraltro moglie di quello che ha l’armamentario (parentesi come sopra).




Ma vabbè, si potrebbe anche sorpassare l’ostacolo, peccato che però un altro membro della commissione si rifiuta per un altro cavillo burocratico. E fu così che l’errore di uno e la burocrazia lasciano nello sconforto la povera figlia. In Siberia si può morire per un foglio e non per una malattia. E davanti all’umanità di una persona che aveva trovato una soluzione, la mediocrità di un sistema che mette al centro la burocrazia e non la persona fa di quella soluzione una gabbia. Chissà cosa penserebbe il compagno Peppino Stalin di tutta questa situazione? Non è difficile: che la salute è un bene che va garantito a tutti e un Ospedale non deve avere come obiettivo la correttezza di una carta quanto invece lo star bene del paziente. E che un presidio di sanità o funziona o è meglio chiuderlo perché avere l’illusione di un presidio di sanità funzionante fa ancora più male e più vittime della certezza di non averlo.