La politica complice dello spopolamento delle aree interne

La politica complice dello spopolamento delle aree interne

di Massimo Greco

Le cause dello spopolamento progressivo che stanno subendo le nostre aree interne sono certamente tante, come tanti sono stati i Governi che possono essere chiamati in correità per totale disinteresse. Basterebbe qui evidenziare che, al netto di alcune attenzioni di carattere finanziario del precedente governo regionale veicolate sul treno in corsa della SNAI, in Sicilia non si sente più parlare di “sviluppo locale” e di aree interne dagli anni 2000. L’ultimo Dirigente regionale che si occupò concretamente di tali problematiche fu Gabriella Paolocci; erano i tempi della programmazione negoziata e dei progetti integrati territoriali, elaborati per il documento comunitario di Agenda 2000. Da allora i territori sono stati lasciati soli, privi di quelle attenzioni costituzionali che avrebbero dovuto contribuire “…alla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Ma, al contrario, la   Repubblica, e per essa – in combinato disposto –  entrambi i livelli istituzionali (statale e regionale), è riuscita a privare i medesimi territori proprio di quelle competenze “sovracomunali” che sin lì erano rivolte all’esercizio di funzioni di particolare complessità, come quelle attinenti all’erogazione dei servizi pubblici essenziali o alla promozione e allo sviluppo del territorio, svolte in via sussidiaria nell’interesse delle comunità locali più piccole; solo a titolo di esempio, si pensi alle funzioni relative alla pianificazione di coordinamento e alla programmazione di area vasta o a quelle in tema di viabilità, protezione civile, rifiuti, crescita industriale ed economica, scuole secondarie, infrastrutture, ambiente, ecc… Ancora oggi, in cui si registrano solo estemporanee iniziative legislative volte a recitare coralmente il “mea culpa” per quanto fatto, uno dei fattori di maggiore criticità delle attuali politiche di spopolamento della aree interne promosse dalla citata “Strategia Nazionale Aree Interne”, risiede nella circostanza che esse non trovano più quell’Istituzione di area vasta che, per “adeguatezza”, risulti capace di rispondere all’esigenza di realizzare le politiche pubbliche connesse al contrasto allo spopolamento.




In tale contesto, appare insufficiente l’opzione di puntare, per lo svolgimento delle medesime strategie, su quegli stessi Comuni delle aree interne che, contagiati dallo spopolamento in corso, stanno ripiegando – senza rotta – in una disperata e disordinata aggregazione. Alla domanda “Oggi come va?”, Foscolo avrebbe risposto “Dopo morto, meglio”.