Nicosia – Sperlinga. Anche il mondo cattolico si schiera compatto contro l’hub logistico-addestrativo

Nicosia-Sperlinga- Gangi. L’8 maggio è, anzi era, la giornata della Vittoria dal Nazismo. Era perché nei nostri territori l’8 maggio sarà a eterna memoria una giornata triste in cui si firmò per far nuovamente tuonare il cannone nelle nostre lussureggianti contrade. Che brutto dover far passare il riscatto e il rilancio dell’economia nostrana da un concetto di morte, perché le esercitazioni militari, esercitandosi alla guerra, portano con sé il messaggio della guerra come rilancio dell’economia. I cittadini non ci stanno e sempre più compatti stanno mostrando non solo la contrarietà ma, possiamo dirlo, il disgusto verso questa scelta. Disgusto perché solo attraverso un così radicale sentimento può spiegarsi quanto sta succedendo nei nostri territori, con una mobilitazione massiccia della popolazione che, attraverso diverse iniziative (sondaggi con il 90% di contrari all’hub, raccolte firme che quadruplicano in poche ore il numero degli abitanti di uno dei Comuni coinvolti e costituzione di comitati) stanno dando vita ad una “primavera dell’entroterra siciliano” contro una scelta che sempre più si sta mostrando completamente lontana dagli interessi dei cittadini. E anche le ormai timide prese di posizione a favore, peraltro con premesse alquanto campate per aria, stanno sempre più scemando, con l’augurio che chi ha pensato di vincolare i propri figli ad un messaggio trentennale di morte si stia ravvedendo di quanto fatto.
Anche il mondo cattolico, che abbiamo sempre criticato per la totale assenza mostrata in diversi contesti, ha finalmente deciso di far sentire la propria voce e dire un roboante NO alla Triplice Alleanza.
A questo punto la domanda sorge spontanea: ma quali interessi dei cittadini sono stati seguiti? Ora come non mai questa ci racconta che, restando in tema, non sono i generali ma i soldati semplici a fare la guerra, non sono i governanti ma i governati a fare la storia. Da quanto si apprende il 9 giugno dovrebbero arrivare i primi militari. Speriamo che questa data non passi alla storia come il giorno della vergogna.
Alain Calò

Ecco qui il comunicato:

“La pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti: attente alle persone, ai poveri e al domani; non solo al potere, ai guadagni e al presente”.
(Papa Francesco)

Osservando ciò che sta accadendo nel nostro territorio, desideriamo esprimere la nostra preoccupazione circa il futuro e il bene del nostro territorio.
Come tante volte ci ricorda Papa Francesco, la custodia del creato e della pace sono possibili solo attraverso la responsabilità personale di ognuno di noi.
Come cristiani non possiamo stare a “guardare la realtà dal balcone”, anche se è più comodo, ma vogliamo scendere in campo quando vediamo lesi i fondamentali principi etici e morali soprattutto con l’intento di tutelare il futuro delle prossime generazioni.
Dio ha affidato agli uomini la responsabilità di custodire il creato, pertanto siamo chiamati a difendere l’ambiente in cui viviamo che sino ad oggi è stato conservato nella sua naturale bellezza. Purtroppo i nostri paesaggi incontaminati, ricchi di verde, di pascoli, come monte Zimmara, c.da Monacello – per citarne alcuni – o luoghi intrisi di storia e cultura come il Castello di Sperlinga, il borgo Santa Venera, … rischiano di perdere queste peculiarità. Stravolgere la vocazione di questo territorio significa anche mettere a rischio l’autonomo sostentamento di molte famiglie.
Riteniamo che puntare sulla realizzazione di un Hub logistico – addestrativo militare o di qualsiasi altra attività bellica, non sia una valida e adeguata soluzione per favorire lo sviluppo economico e il ripopolamento di un territorio. Siamo consapevoli che non esistono facili soluzioni, confidiamo nella comune responsabilità che non guardi solo alla ricaduta economica immediata, ma si proietti ad un futuro che metta in primo piano l’uomo e il suo habitat.
Chiediamo quindi a tutte le autorità preposte di rivalutare le decisioni prese.

«Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale».
(Papa Francesco)