I carusi delle miniere ed il loro viaggio nell’inferno nel docufilm di Cavalieri

Il lungometraggio “La Porta dell’Inferno” (The Door to Hell), di Michael Cavalieri è un significativo viaggio, nei luoghi/simbolo, quelli delle miniere di zolfo, che hanno segnato un periodo storico socio-economico importante per la Sicilia.

I carusi delle miniere

Alla ricerca dei “carusi” delle miniere, che Cavalieri definisce “eroi”, le cui testimonianze, storie, hanno (ri) disegnato perfettamente la dura condizione lavorativa che si viveva all’epoca, i diritti troppo spesso negati e violati, ma anche la forza di volontà, la fierezza con cui si affrontavano le difficoltà, la caparbietà nel voler riemergere dalle viscere della terra, per varcare, dopo ore e ore, spesso giorni, di faticoso lavoro, la “porta dall’inferno”, così da riabbracciare la famiglia e portare a casa un pezzo di pane. Argomenti che hanno toccato profondamente il cuore di Cavalieri, di origini siciliane, la cui sensibilità si palpa in tutto il docufilm.

L’evento culturale

Il docufilm di Michael Cavalieri “La porta dell’Inferno” proiettato ad Aidone, alla Factory Rocca di Cerere, ha suscitato viva commozione nella platea raccontando una pagina di storia che vede protagonisti i carusi delle miniere, i loro diritti violati e inesistenti, definiti da Cavalieri “eroi”. Lavoratori che hanno contribuito a caratterizzare l’economia dell’entroterra siciliano, e non solo, in un preciso periodo storico. “La scelta di organizzare questo evento nasce dalla consapevolezza di custodirne la memoria – ha commentato, in apertura, il sindaco Anna Maria Raccuglia. – E’ una tematica che ci tocca molto da vicino. Anche per gli aidonesi la miniera (Baccarato ndc) è stata una fonte di sostentamento per le famiglie ma anche un luogo insalubre per i tanti carusi che vi lavoravano con grande fatica. L’iniziativa vuole essere anche un momento di riflessione su quali comportamenti assumere verso questo grande patrimonio che passa attraverso il Borgo Baccarato”.

Il ruolo della scuola

Per Cavalieri il docufilm punta ad un percorso di sensibilizzazione delle giovani generazioni, iniziando dalle scuole. “Temi che i ragazzi conoscono attraverso i grandi autori della letteratura italiana ma che a volte non percepiscono totalmente”- ha specificato l’assessore alla Cultura Alessandra Mirabella. Per Salvatore Di Vita, giornalista e già direttore del Parco minerario Grottacalda-Foristella, l’iniziativa va apprezzata in se’ e un plauso va all’amministrazione comunale di Aidone per aver sollevato quella coltre di oblìo che avvolge il mondo minerario siciliano.

”Lo zolfo – ha aggiunto Di Vita-senza che ce ne sia stata una percezione consapevole sia negli stessi lavoranti sia  nella  popolazione interessata, ha rappresentato per molti Comuni della Sicilia   una fonte di lavoro strutturale. In questo contesto, il caruso era il primo anello di quel sistema lavorativo. Era calato in una realtà che era quella del tempo e che Cavalieri ha bene analizzato con un’emozione, autentica, che si coglie perfettamente nel film”.

“Questi film – ha aggiunto Di Vita- che si incentrano sui carusi di miniera dovrebbero riverberare, nella coscienza di ognuno di noi, che ancora oggi in altri posti del mondo tanti piccoli carusi sono schiavizzati, sfruttati, maltrattati”. Don Angelo Ventura, alla guida della parrocchia Maria SS di Lourdes in Sant’Anna, che un tempo si trovava al Borgo Baccarato, ha avviato una significativa attività di recupero della chiesetta

“Signiruzzu, che una volta era luogo di preghiera dei tanti minatori, i più fortunati, che si affidavano ad una entità superiore prima di varcare la porta dell’inferno. “Mi piacerebbe che questa chiesetta diventasse luogo della memoria – ha sottolineato don Angelo. Cavalieri, presente all’evento culturale, visibilmente emozionato, con l’aiuto della traduttrice Maria Annunziata Palermo, ha spiegato che il film, a lungo meditato, è stato realizzato in appena quattro giorni ed è stato finanziato totalmente da lui.

L’intervista a Cavalieri

Sig. Cavalieri il suo docufilm “La porta dell’inferno” di cui lei è autore/regista cosa rappresenta nella sua vita da attore/regista e nella sua vita privata?

La Porta dell’Inferno in un certo modo vuole rappresentare la mia vita. Ho grande rispetto delle mie radici e di quelle dei miei antenati. Mio nonno Agatino Alibrandi è stato il mio eroe e, in qualche modo, gli uomini che ho intervistato, mi fanno ricordare lui. Ascoltare i loro sacrifici per sopravvivere, in qualsiasi modo, per le loro famiglie, lo ritengo un atto eroico. Io non posso essere mai come loro, ma, con questo film, posso imparare da loro in che modo vivere la mia vita, in maniera più definita e più rispettosa. E’ fondamentale imparare e rispettare le generazioni più anziane, la loro sapienza.

Qual è stato/quali sono stati i momenti più emozionante/i durante le riprese?

E’stato estremamente emozionante parlare con questi uomini (ex carusi). La pena nel sapere che subivano maltrattamenti, trattati a volte peggio di un animale. E’ stato doloroso ascoltarli. Ma la bellezza che è venuta fuori da questa sofferenza, è stato l’attaccamento alle loro famiglie. Mi ha fatto piangere vederli con i loro figli e con i loro nipoti, così mi sono sentito più vicino a mio nonno e ai miei parenti che non ci sono più. Il ricordo di avere questo forte legame siciliano vivrà nel mio cuore, siciliano, per sempre.

C’è stato qualcuno o qualche storia che l’ha particolarmente colpito?

Tutte le storie mi hanno profondamente emozionato, commosso nell’intimo: storie di lotta, di forza e di coraggio, incredibili. Posso solo immaginare quello che hanno passato, pronti a rialzarsi e ad andare avanti senza lamentarsi. Questa è una testimonianza tremenda del loro amore per la famiglia. Ho provato ad immaginare di essere al loro posto e di provare le loro pene e il tipo di lavoro, ma personalmente non avrei saputo sopravvivere fisicamente e moralmente. Quella generazione aveva uno spirito di autoconservazione che non potrà essere vissuto di nuovo.

Nelle sale cinematografiche anche americane la proiezione di questo film quali reazioni/sensazioni ha prodotto?

Ho mostrato questo docufilm in tutti gli Stati Uniti e in Sicilia e le reazioni e le emozioni sono state palpabili: vedere i volti dei giovani mentre ascoltavano quello che i loro nonni avevano attraversato. Quello che hanno imparato non ha prezzo. Condividere questo, nelle scuole, è stato un onore per me. Il dialogo e il confronto con i giovani, è stata per me un’incredibile esperienza. Sono grato per questo. Inoltre, conoscere i figli di questi uomini è stato veramente speciale e, per certi versi, catartico per quelli che non avevano mai saputo quello che i loro padri e nonni avevano attraversato. Conoscere i loro sacrifici e le pene ha contribuito a chiarimenti e riflessioni ed ha aiutato a guarire le ferite del passato. Sono estremamente onorato e privilegiato di portare questa storia. a modo mio, nel mondo e nelle famiglie. Tutti questi uomini mi hanno tremendamente sostenuto. Mi sono sentito onorato per tutte le lettere e i messaggi che ho ricevuto settimanalmente. Questo film terrà in vita queste storie per l’eternità.

Lei vive in America ma già ben 15 volte è venuto in Sicilia. Oltre a riscoprire le sue origini cosa rappresenta la Sicilia per Lei?

La Sicilia è il mio cuore e la mia anima; sono le mie radici e venire qua è come sentirmi a casa. Ho tanti amici che considero miei familiari: la Sicilia ha svegliato il mio spirito e la mia anima e ho dedicato la mia vita ad onorare, nel miglior modo possibile, la mia terra seguendo le orme dei miei antenati. È una cosa speciale e non la prendo come niente. Venendo qui è cambiata per sempre la mia vita. 

Gira voce che sta lavorando ad un altro film che comprende i territori di Aidone e Piazza Armerina. E’ già un progetto concreto? Può anticiparci qualcosa?

Sì, è vero, ho diversi progetti pronti da realizzare, sperando che si possa mettere insieme un gruppo e che questo sogno possa concretizzarsi.

Angela Rita Palermo