Mafia nell’Ennese, le mani di Cosa nostra su agricoltura ed aziende edili

Nella relazione della Dia sulle attività della criminalità organizzata, relativa al secondo semestre del 2022, emerge un aspetto inquietante ma non del tutto nuovo. Gli “investimenti” delle consorterie mafiose nei confronti dell’agricoltura, con l’acquisizione di un numero cospicuo di terreni ed aziende agricole, finalizzato ad incassare i fondi dell’Unione europea. Una montagna di denaro che ha una duplice finalità: consentire alle cosche di ripulire i loro soldi, accumulati con attività illecite, tra cui estorsioni, usura e traffico di droga, entrare in un’economia legale e contestualmente incamerare soldi.

La mafia agricola

“A conferma, si cita – si legge nella relazione della Dia – l’inchiesta denominata “Coda di Volpe” conclusa, dalla Guardia di finanza il 15 settembre 2022, con l’esecuzione di un sequestro preventivo 126 di beni, per un valore complessivo di circa 700 mila euro, a carico di 12 imprenditori indagati per riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’indagine ha disvelato un sistema fraudolento, adottato da agricoltori contigui ad ambienti criminali, per l’acquisizione illecita di risorse statali e dell’Unione Europea elargite a favore dello sviluppo rurale”.

Ecco come la mafia si infiltra nelle aziende agricole

La Dia, nel dettaglio, spiega il modus operandi delle organizzazioni criminali. “L’attività investigativa “…ha riguardato, in particolare, la sistematica infiltrazione nel settore dei contributi erogati a sostegno all’agricoltura e dell’allevamento, eseguita mediante aziende riconducibili a prestanome, da parte di soggetti riconducibili a due famiglie mafiose di cosa nostra catanese in particolare quella dei …omissis… (originaria di Biancavilla) e quella dei …omissis… (originaria di Tortorici)”, impossibilitati a conseguirli in quanto colpiti da una pregressa interdittiva antimafia. Le indagini hanno messo in luce anche il modus operandi per l’ottenimento di detti contributi, documentando “… a) la capacità di dette famiglie mafiose di aggiudicarsi, mediante compiacenti funzionari pubblici, numerosi lotti di terreno di proprietà della azienda …omissis… mediante i quali poi presentare istanze per ottenere contributi europei; b) l’esistenza di propaggini delle menzionate famiglie mafiose operanti in territorio delle province di Enna, tra Troina e Centuripe, sulla scorta delle direttive impartite da soggetti di rilievo della organizzazione mafiosa in atto detenuti…”.

Le intimidazioni agli imprenditori

In poco più di un mese e mezzo si sono verificati due attentati ad altrettante aziende. Il primo al cantiere ferroviario a Catenanuova, il secondo a quello di un imprenditore edile di Centuripe. Nel semestre del 2022, ce ne sono stati degli altri. ” Anche ad Enna nel semestre in esame si sono verificati atti intimidatori nei confronti di imprenditori, commercianti e di rappresentanti delle Istituzioni. Nell’ambito dell’azione preventiva finalizzata a impedire le infiltrazioni mafiose negli apparati, si segnala che il Prefetto di Enna, nel semestre in esame, ha emesso 9 provvedimenti interdittivi nei confronti di altrettante aziende per le quali “…è stato ritenuto concreto ed attuale, e non occasionale, il rischio di infiltrazione mafiosa” spiegano dalla Dia

La piaga dell’usura

Anche gli esiti dell’operazione denominata “Full Control”128, conclusa dalla Guardia di finanza il 22 novembre 2022, hanno documentato, oltre alla commissione di numerosi reati economico-finanziari, un vasto giro di estorsioni e usura.

“In particolare, due fratelli – si legge nella relazione della Dia – erano dediti ad elargire denaro ad imprenditori locali in grave crisi con tassi di gran lunga superiori al limite massimo fissato dalla legge tramite “…un consolidato modus operandi adoperato dagli indagati, i quali, una volta concesso il prestito ed obbligata la vittima al pagamento mensile di interessi sempre superiori ai tassi-soglia, dinanzi alle prime difficoltà manifestate da quest’ultima circa la regolarità e la tempestività dei pagamenti, la costringono a cedere, a titolo di garanzia, quote della sua attività economica ora in modo occulto ora … mediante la sua formale acquisizione per il tramite di pagamenti fittizi”.

Le condanne

La Cassazione ha reso definitivi i 26 anni di reclusione inflitti in primo grado nell’ambito del processo “Goodfellas” (2017) al capo della famiglia mafiosa ennese, supportata dalla famiglia di cosa nostra catanese, LA ROCCA e attiva nel versante Calatino- Sud Simeto che avrebbe, negli anni, svolto un’importante funzione di “cerniera” tra i clan catanesi e quelli ennesi. Notevole importanza, per le dinamiche interne a cosa nostra ennese, riveste anche l’arresto, eseguito dall’Arma il 26 ottobre 2022, di un soggetto ritenuto il capo di Calascibetta .

“Nel periodo in esame, sono state emesse ulteriori sentenze di condanna che hanno decimato alcuni clan della mafia ennese. Tra queste, quella emessa il 21 luglio 2022 nei confronti dei 18 imputati nel procedimento “Caput Silente” scaturito dall’omonima indagine, conclusa nell’aprile 2021, che documentò l’operatività della famiglia mafiosa di LEONFORTE nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti. Altra condanna di rilievo è quella comminata il 7 settembre 2022 a carico di altri 18 appartenenti al clan di Barrafranca già colpito, nel luglio 2020, dall’esecuzione di numerose ordinanze cautelari nell’ambito dell’operazione “Ultra” si legge nella relazione.

La mappa della mafia nell’Ennese

Le articolazioni mafiose non risulterebbero variate rispetto al passato e il territorio provinciale appare suddiviso in 5 storiche famiglie che agiscono tra Enna Barrafranca, Pietraperzia, Villarosa e Calascibetta.  Alle predette risultano collegati alcuni gruppi attivi a Piazza Armerina, Aidone, Agira, Valguarnera Caropepe, Leonforte, Centuripe, Regalbuto, Troina e Catenanuova.