La condanna annullata a Di Maria ed il tritacarne mediatico

Nell’ambito della vicenda giudiziaria che si è sviluppata attorno all’ex magistrato del Tribunale di Palermo Silvana Saguto, per il quale si sono aperte in queste ore le porte del carcere, ci piace qui evidenziare l’annullamento della condanna per il professore dell’Università Kore di Enna Robero Di Maria. Il professore ha dovuto attendere il terzo grado di giudizio per uscire senza alcuna macchia da una vicenda complessa culminata con le condanne nei primi due gradi di giudizio.

La graticola mediatica

Ciò che, verosimilmente, ha fatto più male al professore Di Maria non è stato l’assoggettamento alla graticola giudiziaria ma l’essere stato catapultato nell’ottovolante mediatico, notoriamente impregnato di fanghiglia populista. Se è infatti fastidioso per chiunque diventare, suo malgrado, oggetto di “chiacchiere di cafè”, lo è a maggior ragione per una persona che, per professione, trasferisce agli altri modelli formativi e comportamentali.

Fastidio che cresce ancor di più allorquando il professore insegna “diritto”, cioè quel sistema di regole che sta alla base di una civile convivenza. Fastidio che diventa insopportabile nel caso in cui la branca della disciplina insegnata è il “diritto costituzionale”, in cui viene studiata l’organizzazione dello Stato ma anche i rapporti tra l’Autorità pubblica e gli individui.

Tutto è bene quel che finisce bene? Forse sì, forse no, canticchia un recente tormentone estivo. Certo è che una società che non sente il bisogno di riflettere su episodi come questi non è una società “liquida” ma una società “scarsa”!

Massimo Greco