Finanziaria, la manina alla Regione per salvare gli ineleggibili

Nei meandri della Finanziaria regionale c’è una norma che consente ai deputati regionali di restare seduti sugli scranni di Palazzo dei Normanni nonostante l’incompatibilità, avendo ricoperto ruoli in società vigilate dalla Regione.

Inciucio o no?

La notizia, apparsa sul quotidiano La Sicilia, e fino ad ora non smentita, rischia di scompaginare i giochi politici, evidentemente già orientati, perché delle due l’una: o nessuno, alla Regione, si è accorto di nulla,  cioè di una manina per far passare la norma salva ineleggibili, o in Parlamento si è raggiunta una intesa per questa sanatoria.

Chi sono i beneficiari?

Il primo è il meloniano Dario Daidone, presidente della Commissione bilancio che ha votato la norma salva-seggi. Già dichiarato ineleggibile in primo grado, in quanto non si dimise in tempo utile dal cda di Irfis, su ricorso del primo dei non eletti in FdI a Catania, l’ex consigliere comunale Carmelo Nicotra. Poi, ci sono altri due colleghi di partito: Nicola Catania e Giuseppe Catania, uniti, oltre che dall’omonimia, dal medesimo destino giudiziario. Il quarto deputato regionale è il deluchiano Davide Vasta, nel frattempo diventato pure sindaco di Riposto, oggetto di due distinti ricorsi, perché non si sarebbe dimesso entro i termini dalla cooperativa Cot, vigilata dalla Regione di cui è pure fornitrice.

La contesa dei seggi

A contendere il seggio è il primo dei non eletti nella lista Sud chiama Nord a Catania, Salvatore Giuffrida (noto alle cronache regionali per essere subentrato all’Ars dopo l’arresto di Fausto Fagone e la morte di Lino Leanza), ma soprattutto Santo Primavera, consigliere di Giarre, secondo dei non eletti, che ha vinto in primo grado su Vasta e conta di avere lo stesso risultato nel ricorso contro lo stesso Giuffrida, dirigente regionale che non avrebbe “eliminato in tempo la causa ostativa