Il 2024, l’anno della Città universitaria

Per la città di Enna, l’anno che verrà potrebbe essere quello della svolta, l’anno in cui si porranno le basi del futuro di questo nostro territorio. Già, perché la prospettata realizzazione della “Città Universitaria” non potrà continuare ad essere alimentata da proclami e buoni propositi, puntualmente posticipati e superati dalla leggerezza di chi ha il dovere di promuovere azioni concludenti.

Un progetto condiviso

Peraltro, bisognerà avere la consapevolezza che il sistema universitario non è immune da quelle dinamiche che contribuiscono allo spopolamento delle aree interne. E’ infatti documentato dalle statistiche che le iscrizioni agli atenei non risentono soltanto di quanto le istituzioni universitarie sono in grado di offrire, ma anche dal grado di appetibilità offerto dai rispettivi territori. E ciò, soprattutto in quei territori interni maggiormente esposti al fenomeno dello spopolamento. In tale contesto difetta anche
la riflessione sul proliferare di università telematiche che, scoraggiando la frequenza delle università, finiscono per sottrarre nuove iscrizioni.

Le nuove politiche

Se questo è lo scenario, i territori vanno ripensati e dotati di progettualità attrattive che accompagnino l’offerta universitaria. La ricerca dei nuovi iscritti, fondamentale per mantenere aperte le diverse facoltà, dovrà diventare un obiettivo condiviso con tutti gli attori del territorio, pubblici e privati. E’ questa la sfida a cui saranno chiamati tutti coloro che si candideranno a rappresentare gli interessi delle nostre comunità.

La sfida del prossimo sindaco

I futuri candidati alla carica di Sindaco dovranno, quindi, misurarsi sui rispettivi modi di concepire la futura “Città Universitaria” e sulle strategie di resilienza per arginare il cronico fenomeno delle saracinesche abbassate e dei figli viaggiatori. Avere uno o più figli che studiano o lavorano a Milano, Berlino e Londra non può essere motivo di orgoglio e soddisfazione ma, al contrario, circostanza patologica che dovrebbe indurci ad una sana reazione collettiva. Non è più il momento di “vivere alla giornata” o, peggio
ancora, di rassegnarsi all’incapacità di una classe dirigente che si ostina a ritenersi adeguata.

Massimo Greco